La nobiltà della sconfitta
Il mondo occidentale non è abituato al concetto di “Nobiltà della sconfitta”, ma piuttosto al perseguimento, a tutti i costi, della vittoria. Giocando con il titolo del celebre libro dell’inglese Ivan Morris dedicato alla cultura giapponese, si può creare un parallelismo con le vicende che hanno portato il Napoli al raggiungimento di un eccezionale secondo posto, che coincide, appunto, con una sconfitta. Una sconfitta ricca di onore! L’onore di una squadra che ha dovuto lottare non solo contro un avversario forte e abituato a vincere ad ogni costo come la Juventus, ma contro tanti fattori esterni. Ad esempio la rosa ristretta di calciatori, un mercato invernale deficitario, i tanti errori tecnici che hanno condizionato i risultati di alcune partite fondamentali (basti pensare a Insigne durante Inter-Napoli o Napoli-Roma, o a Milik nella trasferta con il Milan), ma soprattutto i tanti “orrori” arbitrali che hanno, troppo spesso, favorito la stessa squadra (Orsato, arbitro di Inter-Juventus, è un simbolo di questo campionato). Il Napoli, nel corso del torneo, è caduto ed è sempre riuscito a rialzarsi, anche quando sembrava tutto finito, cogliendo le occasioni per ripartire, fino all’apice della vittoria in casa della Juventus. Un momento indimenticabile al quale, però, ha fatto seguito un crollo mentale. Un crollo dettato dall’inconscia consapevolezza che non ci fosse nulla da fare per vincere lo scudetto, nonostante i tanti sforzi profusi, dopo il famigerato successo della Juventus sull’Inter. C’è chi dice che una squadra non deve vivere di condizionamenti esterni per essere grande. Eppure nel calcio esiste il tifo che condiziona proprio dall’esterno. Proprio quel tifo che, in una delle giornate più belle della Serie A, ha spinto il Napoli, che perdeva in casa con l’Udinese mentre la rivale Juventus vinceva a Crotone, a ribaltare tutto. Un tifo assordante che, dopo l’annuncio del pareggio del Crotone con i rivali bianconeri, ha esaltato gli azzurri e li ha spinti verso la vittoria e verso il sogno di invertire le gerarchie tristemente note. Ma il condizionamento può essere anche negativo. Così è accaduto al Napoli di demoralizzarsi, nel momento nodale del campionato, dopo l’ingiusta vittoria, ricca di clamorose sviste arbitrali, della Juventus a Milano con l’Inter. Sarri ha dichiarato che la sua squadra ha perso lo scudetto quella sera in albergo. Ma lo ha perso anche perché non è riuscito a rialzarsi a causa dell’ennesima ingiustizia. Dopo aver capito che qualsiasi sforzo sarebbe stato inutile, dopo aver compreso che non sempre vince il migliore perché esistono ordini precostituiti molto difficili da ribaltare. Così il Napoli ha perso. È arrivato secondo, senza titoli a fine anno. Resterà il ricordo di una squadra spettacolare. Ma resterà soprattutto la fierezza di una squadra che, fino a quando ha potuto, a pochi passi dal traguardo, ha provato a fare di tutto per vincere. Resterà “La nobiltà della sconfitta”.
Giuseppe Porcelli
Proprio mentre stiamo andando in stampa apprendiamo con meraviglia e gioia il nome del nuovo allenatore del Napoli: Carlo Ancelotti. Un nome ambizioso e rassicurante sulla qualità del prosieguo del “Progetto Napoli”, che fino a poco tempo fa sembrava non potesse essere nemmeno accostato alla panchina azzurra. Complimenti al presidente De Laurentiis che ha saputo voltare pagina e proporre ai tifosi un “nuovo inizio”.
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.