L’eroe non compare nella foto

In un’epoca di sensazionalismo esasperato, di vite che hanno quasi una loro indipendenza on line rispetto a quelle reali. In un periodo dove apparire, sempre e comunque, è diventato essenziale, molto di più del fare. Dove “l’immagine è tutto”, riprendendo un celebre spot degli anni ’90. Agire sotto traccia, senza riflettori puntati addosso, ma con il solo scopo di costruire, risolvere o, quanto meno, affrontare gravi problemi è diventato un “lusso” per pochi. Un lusso è comprendere che intervenire, non rimanere inerti di fronte allo sfacelo, è praticamente un dovere. Se è vero che il periodo recente più crudo, fatto di intolleranza, mancanza di rispetto ed egocentrismo, sembra passato, è altrettanto vero che l’allerta è sempre alta. Campagne di sensibilizzazione non mancano, a partire anche dallo sport più seguito al mondo, il calcio, che se da un lato è spesso involontario megafono di voci razziste, dall’altro si prodiga per combattere questi fenomeni. Il passo successivo, legato all’integrazione e all’accoglienza, è invece un tema ancora spinoso che porta con sè una miriade di problemi irrisolti. Proprio l’incapacità di gestione, infatti, esaspera chi già vive i problemi quotidiani della nostra società. Per questo diventa essenziale, oltre all’intervento di Istituzioni e Forze dell’ordine, anche quello del cittadino che, nel suo piccolo, deve riuscire ad abbattere barriere che, oggi come in passato, sono inaccettabili. Uno degli strumenti a nostra disposizione è l’informazione. In particolare quella generalista, cercando la più obiettiva possibile, non di parte. O, anche se di parte, diventa fondamentale confrontare le proprie opinioni e le proposte di soluzione, anche divergenti, per sviluppare un pensiero più consapevole. Il lavoro di chi fa informazione diventa così essenziale come lo è quello del lettore.
Giuseppe Porcelli
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