Shareting e garanzia del diritto alla riservatezza per i minori
di Adriana Lauri avvocato
Lo shareting termine creativo con il quale si identifica la recente tendenza dei genitori a condividere sul web tutto ciò che riguarda i figli è sempre più oggetto di causa tra coniugi in disaccordo sulla pubblicazione di foto e video dei propri figli sui social.
Sulla questione, il Tribunale di Mantova, con sentenza del 19 settembre 2017, ha stabilito che l’inserimento di immagini dei figli minori sui social network avvenuto con l’opposizione di uno dei genitori integra violazione dei diritti concernenti la tutela dell’immagine e della riservatezza dei dati personali.
In conclusione, per pubblicare gli scatti dei figli minorenni serve il consenso di entrambi i genitori.
È questa la motivazione con cui un giudice del Tribunale di Mantova ha stabilito che entrambi i coniugi devono essere d’accordo prima di caricare in rete le foto dei figli, in caso contrario, dovranno essere rimosse in quanto “l’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi”.
La decisione è stata emessa in seguito ad una richiesta di un padre separato costretto ad adire l’autorità giudiziaria poichè, nonostante la sua perdurante opposizione, la moglie continuava a pubblicare sui social le immagini dei suoi figli minori a tutela dei quali, è ricorso al giudice.
L’adito magistrato ha ordinato alla madre di non pubblicare più in rete le foto dei suoi figli e di rimuovere tutte quelle già presenti.
Anche il Tribunale di Roma si è espresso in merito alla vicenda del cosiddetto shareting, infatti, con ordinanza del 23 dicembre, ha stabilito che non solo il giudice può ordinare la rimozione delle immagini dei figli ai genitori che ne abbiano fatto un uso distorto ma può anche condannarli al pagamento di una somma risarcitoria in favore degli stessi.
Lo scopo di queste pronunce è quello di evitare che la circolazione delle immagini tra una moltitudine di persone, anche sconosciute e potenzialmente “malintenzionate”, possa condurre all’avvicinamento dei minori da parte di queste ultime.
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