S i tratta di rispetto. Rispetto per la maglia, rispetto per i tifosi. È la parola giusta che deve rimanere impressa in tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno un ruolo nel Calcio Napoli. In primis i giocatori. Sono loro che scendono in campo, che nel bene o nel male decidono le sorti di una squadra, con le loro giocate e i loro, troppi, errori. È inaccettabile vedere volti svogliati, palle perse davanti alla difesa, errori marchiani davanti alla porta. Ci sono una serie di concause per la situazione che il Napoli sta vivendo oggi. Ma le responsabilità dei giocatori sono sotto gli occhi di tutti. A queste si sommano le difficoltà di un organico incompleto, un po’ per un mercato male assortito (l’assenza di un regista difensivo, di un uomo d’ordine davanti alla difesa, di un centravanti) un po’ per l’incredibile numero di infortuni che sta tartassando la squadra (Ghoulam, Mario Rui, Milik, Allan, spesso Manolas). Il mercato è in gran parte responsabilità della società sia per i mancati acquisti (Icardi, James Rodriguez) sia per l’illusione di aver sostituito adeguatamente dei pilastri, cosa non avvenuta sia in termini tecnici che di personalità, per Albiol o Hamsik. Quanto manchi un vero capitano è talmente evidente da far rabbrividire. Resta inspiegabile quella fascia ancora sul braccio di un Insigne svogliato e ribelle. Il bagliore del pari di Liverpool in Champions League ha ancora una volta detto che la squadra può rendere molto di più. Ma senza continuità non si raggiungono obiettivi. A cosa serve, se non per i soldi, superare un turno di Champions? Non è meglio puntare alla conquista di un trofeo? Oggi sembra tutto impossibile, ma in realtà è ancora tutto alla portata di mano (tranne lo scudetto ovviamente). È il momento di far vedere attaccamento alla maglia, di non rovinare, per alcuni giocatori storici, quanto di buono fatto nel corso degli anni col Napoli, di concludere la stagione con dignità.
G.P.

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