Dagli Usa a Napoli con Black Panther e Zagor
Intervista a Sal Velluto
“Vieni Sal, ti aspettiamo alla prima mondiale di Black Panther, a Los Angeles, non puoi mancare!”. Sal Velluto ha accettato l’invito della Marvel e, tra lo stupore e la soddisfazione, ha potuto vedere, nei ringraziamenti dei titoli di coda, il suo nome. Sì, perché, anche se non direttamente, ha partecipato, grazie ai suoi disegni ed al desiderio di dare una nuova vita al celebre personaggio dei fumetti Marvel, alla realizzazione della sua veste grafica in un film che ha sbancato i botteghini con quasi un miliardo e mezzo di dollari di incasso, ha vinto 3 premi Oscar e ha riportato al centro dei dibattiti mondiali i problemi dello sfruttamento delle risorse africane. Ospite al Vomero della fumetteria Carfora Store, dove ha presentato il suo nuovo lavoro per Zagor, ci
ha raccontato il suo percorso professionale che ha mosso i primi passi in Puglia, nella sua natia Taranto e poi lo ha portato a Salt Lake City negli Usa “dove fa talmente freddo che hanno organizzato le Olimpiadi Invernali nel 2002, ma anche dove c’è un’ottima qualità della vita”. Il lavoro che ha segnato la svolta del disegnatore italo-americano è stato Phantom, il nonno di tutti i supereroi, il primo ad indossare mascherina e calzamaglia, nel 1936. “Con Phantom, in Italia noto come L’Uomo Mascherato, dal 2007 ad oggi ho avuto la possibilità di lavorare per un pubblico internazionale (viene, infatti, pubblicato in 4 continenti)”. Prima, però, nel 1999 era arrivato l’incarico della Marvel per Black Panther. “Era rimasto poco budget per una serie che sembrava stesse ormai per chiudere. Insomma, lo stavamo accompagnando ai suoi ultimi numeri, per questo avevamo maggiore libertà di scelta, sia grafica che per le storie. Proprio questa libertà, invece, ha alimentato un rilancio importante del personaggio. Dovevamo fare solo 13 numeri e, invece, ne realizzammo 33. Ho disegnato anche alcune copertine.” Un lavoro effettuato quando viveva negli Usa già da alcuni anni.
“A 30 anni sono andato via dall’Italia dopo aver ottento un diploma in pittura all’Accademia delle belle arti di Bari. Torno raramente, ma in realtà ‘torno ogni notte’ nei miei sogni. La cultura del mio territorio, per certi versi simile a quella napoletana, mi affascina ed è spesso presente nei miei disegni. I miei primi lavori negli Usa sono stati nel mondo dei cartoni animati Marvel, con i primi approcci, storyboards e layouts, a Spiderman e Hulk, dopo sono arrivati i fumetti”. Poi, quasi inaspettata, è giunta la chiamata dalla Bonelli. “Sembrava lo scherzo di un amico, un sogno nel cassetto che, all’improvviso, stava per realizzarsi”. I paesaggi dello Utah avevano ispirato Sal Velluto nelle tavole di prova che aveva inviato per Tex, con quei simboli da vecchio Far West, poi però sono passati anni, fino ad oggi quando finalmente “ho potuto vedere il Maxi Zagor che contiene la mia storia. È un esperimento che Bonelli ha voluto fare per dare una nuova veste ai suoi personaggi storici, per uscire fuori da quella gabbia che, però, tanto piace ai lettori tradizionalisti. Ho utilizzato l’esperienza accumulata per cercare un equilibrio che potesse garantirmi quella libertà espressiva, un po’ supereroistica, ma allo stesso tempo non allontanarmi troppo dagli standard bonelliani”. Esperimento riuscito e la fine del lavoro per questo albo sembra essere l’inizio di una nuova avventura professionale, ma questa è un’altra storia…
Giuseppe Porcelli
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