Olio di palma: fa male oppure no?
Ormai è chiaro a tutti che prima di scegliere quali cibi acquistare o quali marche preferire è consigliabile informarsi. Mangiare in modo consapevole, saper leggere le etichette, facendo entrare questo modo di fare nelle proprie abitudini. Ultimamente si sta parlando tanto di un ingrediente di molti biscotti, dolci, fette biscottate, barrette di cereali e molti altri alimenti ancora. Si tratta dell’olio di palma. Quest’ultimo è un olio vegetale saturo non idrogenato ricavato dalle palme da olio. E’ probabilmente l’olio commestibile più prodotto al mondo. L’olio di palma è naturalmente di colore rossastro, grazie all’elevato contenuto di beta-carotene della polpa del frutto da cui viene ricavato l’olio, per questo motivo, comunemente detto anche olio rosso di palma. Fino a poco tempo fa la sua presenza negli alimenti era celata dietro la dicitura generica di “olio vegetale”, per cui molte persone non ne erano per niente a conoscenza. Per consentire ai consumatori un acquisto maggiormente consapevole, il 13 dicembre 2014 è stato introdotto nella legislazione comunitaria l’obbligo di specificare in etichetta la natura dell’olio eventualmente utilizzato nei prodotti alimentari confezionati. Per quanto riguarda invece gli alimenti freschi, venduti sfusi, come per esempio il pane in panetteria, c’è l’obbligo per il commerciante di tenere esposto l’elenco degli ingredienti utilizzati. L’olio di palma, come tutti i grassi da condimento, è composto da acidi grassi esterificati con glicerolo.
Tuttavia presenta una composizione accidica piuttosto caratteristica, lo testimonia il fatto che, pur essendo un olio vegetale, anziché essere liquido è tendenzialmente solido a temperatura ambiente. Questa caratteristica si deve al cospicuo contenuto in acidi grassi saturi a lunga catena (normalmente abbondanti nelle carni, nei formaggi e in generale nei grassi animali). Nell’olio di palma è abbondante in particolare l’acido palmitico, a cui diversi studi attribuiscono un effetto ipercolesterolemizzante e aterogeno che aumenta il rischio cardiovascolare. Tuttavia, nell’olio di palma occorre segnalare anche elevate percentuali dell’acido monoinsaturo oleico, tipico invece degli oli più “salutari” come quello di oliva. Il motivo per cui viene utilizzato cosi tanto dalle industrie è prima di tutto il suo basso costo, dovuto ad un’elevata resa per ettaro, che lo rende uno degli oli vegetali e alimentari più economici sul mercato. Un altro motivo per cui l’olio di palma è molto richiesto è la sua buona stabilità, un’ottima resistenza alla cottura, per cui non irrancidisce facilmente. Ed ultimo motivo la sua sapidità.
Grazie al costo contenuto, l’olio di palma è preferito rispetto a grassi più nobili. Un classico esempio è il suo utilizzo in sostituzione parziale del burro di cacao nella produzione di creme al cioccolato spalmabili.
Per quanto riguarda il binomio olio di palma e salute però dobbiamo sottolineare anche gli aspetti positivi emersi dalle più recenti revisioni scientifiche:
1.L’olio di palma raffinato è una buona scelta come olio da frittura, grazie alla ottima stabilità alle alte temperature.
2.In campo industriale, l’impiego dell’olio di palma è preferibile rispetto ad altri oli vegetali ricchi di acidi grassi trans
3.Nell’olio di palma non raffinato, oltre ai beta carotenoidi (alfa-carotene, beta-carotene e licopene, che ricordiamo essere delle pro vitamine A), è presente un’elevata quantità di tocoferoli e tocotrienoli, cioè alcune forme di vitamina E. Svolgono entrambi un’importante attività antiossidante.
4.L’olio di palma contiene anche CoQ10, glicolipidi e fitosteroli.
Quindi l’olio di palma fa male oppure no? Una risposta univoca per il momento non c’è. I risultati degli ultimi studi scientifici sono discordanti. Nell’attesa di avere una risposta più chiara la soluzione è variare. Cercare di consumare sempre alimenti diversi. Tenersi sempre informati e imparare a leggere le etichette dei prodotti prima di fare degli acquisti.
Simona Cavallaro – dietista
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