di Roberta Santoro

Classe 1986. Chioma fluente e voce graffiante da togliere il respiro, nata al Vomero e cresciuta a Pozzuoli. Questo l’identikit di Claudia Di Pietro, ma conosciuta nel mondo della musica con il nome d’arte Claudia Megrè.  La sua carriera artistica comincia da piccolissima tra tele e pennelli, ma si stabilizza sul pianoforte all’età di 5 anni. La sua passione si trasferisce anche sulla chitarra classica e sul canto, quest’ultimo all’età di 13 anni. Tre anni più tardi già scriveva e componeva le sue stesse canzoni sia in italiano sia in lingua inglese. Un’artista completa, Claudia, che ha cominciato a frequentare e a presentarsi in molti festival della musica. Nel 2000 un tour internazionale l’ha vista toccare con mano l’empatia che riusciva a trasmettere con le sue parole e le sue melodie. Australia, America, Inghilterra, Romania, Svizzera. Queste alcune delle tappe  di questo viaggio che ha segnato la sua carriera artistica, già costellata da numerosi Premi e riconoscimenti. Per citarne qualcuno: vince il Caprioli Live Music Festival e il premio San Carlo D’Argento; le viene dato il titolo di miglior Cantautrice al Festival di Montecatini per ben due anni – sia nel 2003 che nel 2004, anno in cui vince anche il Premio Megaris per la musica; E ancora: Seconda classificata al Festival di Castrocaro nel 2005 e vincitrice del Festival di Pistoia per il miglior brano inedito; fino ad arrivare nel 2009 a vincere il premio del festiva Stelle Emergenti Sanremo e, nel 2011, ad essere l’autrice, la compositrice e la cantante de “Il calendario delle studentesse 2011”. Oggi Claudia Megrè ha rivisitato “Liù”, un celebre brano degli anni Settanta cantata dagli Alunni del Sole (vincitori del Festivalbar nel 1978). Versione rock e omosessuale, come si evince anche dal video diretto da Nilo Sciarrone. Milioni i contatti e il brano comincia ad essere in rotazione alle radio. Come spiega la Megrè, si tratta di una canzone «dedicata ad una donna, e cantata da una donne è una ragione in più per ricordare l’amore libero, senza barriere».

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