Lo strano caso di piazza Fanzago
Perché le chiamiamo piazza Bernini e via Gian Lorenzo Bernini? Quella nota a tutti come piazza Bernini è, in realtà, una piazza che non viene mai chiamata col suo vero nome, ma col nome più antico, anzi con un nome mai trascritto su una targa che si riferisce alla toponomastica stradale. Ovvero piazza Cosimo Fanzago. Eppure ci sono due targhe che evidenziano il reale nome della piazza. Il nome di Fanzago, prima di essere assegnato alla piazza, già circolava in zona: lo abbiamo trovato fra le due guerre nel rione Santa Chiara. La sua realizzazione era prevista fino dal Piano di urbanizzazione dell’Arenella del 1926 redatto dalla Società del Risanamento come “piazza quadrangolare”. C’era un tempo in cui veniva soprannominata solo piazza Bernini, ma dobbiamo rifarci all’inizio del secolo scorso. Prendeva il nome dell’artista Bernini perché c’era la strada adiacente che portava alla piazza che aveva questo stesso nome: solo che a quei tempi non c’erano targhe, le strade di queste zone prendevano i nomi dalle dicerie popolari e così questa piazza, per tutti, era piazza Bernini. Ma è stata la costruzione del vicino ponte che ha permesso l’abbattimento del muro che nel secolo scorso si trovava all’imbocco di via Mario Fiore e che ha dato a questa zona le sembianze di una vera piazza. Diamo giustizia al povero Fanzago. Cosimo Fanzago interpretò in maniera originale e creativa il barocco napoletano, apportandovi una vena naturalistica particolare. Per intenderci, a lui dobbiamo: la fontana del Sebeto, la porta del Tesoro di San Gennaro, la balaustra della fontana del Nettuno, oggi a piazza Municipio, molte opere della Certosa di San Martino (in particolare i teschi), il Palazzo Zevallos di Stigliano in via Toledo e molto altro ancora. La piazza, durante il Novecento, si riempì di bar e negozi perché si pensava che era prevista una stazione della Metropolitana negli anni ’50. Una simile diatriba se la contendono anche i Bernini. Strano, certe volte, i criteri toponomastici ufficiali. Via Gian Lorenzo Bernini era inizialmente chiamata col semplice nome di via Bernini e anche l’antica targa, che era possibile leggere, recitava così. Non era mai stato chiaro a chi dei due Bernini ci si riferisse. Gian Lorenzo, nome ufficiale di oggi, sappiamo che è nato a Napoli, ma fondamentalmente ha vissuto la sua vita gloriosa d’artista a Roma, non lasciando benchè minima opera nella città che gli ha dato i natali. Il padre toscano Pietro Bernini, invece, lavorò molto a Napoli, costruendo le statue che adornano la statua del Nettuno e la fontana dell’Immacolatella, le statue sulla facciata della cappella di Monte di Pietà in San Martino e soprattutto gli ornamenti della biblioteca dei Gerolamini. Ergo, sarebbe più giusto chiamare via Dei Bernini piuttosto che Gian Lorenzo. Chissà se non era questo lo scopo iniziale.
Francesco Li Volti
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