Il percorso dell’acqua nella nostra città
Con 50 fontane monumentali, lo spreco d’acqua si arginerà solo unificandone la gestione
Lo spreco d’acqua è un argomento delicato, soprattutto in un’epoca nella quale il rispetto delle risorse ambientali sta riconquistando, non senza difficoltà, una sua centralità. Per fortuna il territorio vomerese è piuttosto virtuoso da questo punto di vista. Ma è di recente memoria lo spreco di Itaca, la fontana realizzata da Tatafiore, posizionata a via Scarlatti e poi rimossa nel 2018, per la quale non era previsto un sistema di riciclo. Proprio le fontane, insieme alle fontanelle, possono rappresentare una delle principali cause di spreco. A Napoli esistono 50 fontane monumentali, ma solo 14 sono date in gestione alla società ABC che si occupa di manutenerle. Le restanti 36 sono gestite direttamente dal Comune. Questa distinzione potrebbe causare perdite non facili da individuare rapidamente. Discorso simile vale per i beverini, le classiche fontanelle, presenti ancora su gran parte della collina vomerese, anche loro oggi gestite dal Comune. Qui il compito della società ABC, che in passato le manuteneva, è solo quello di intervenire in caso di guasto. Solo di recente ABC e Comune si sono seduti ad un tavolo tecnico per cercare di trovare un accordo con un contratto di gestione delle fontanelle più simile a quello di qualche tempo fa, ma i presupposti mancano ancora. Per fortuna i beverini, all’epoca installati dall’ABC, sono dotati (almeno la maggior parte) di un sistema anti-spreco con pulsante a rilascio.
Ma allora dov’è che si può parlare effettivamente di spreco d’acqua? Napoli ha circa 100 Km di tubature che per via della morfologia della nostra città sono poste anche obliquamente a circa un metro sotto il piano stradale. Possiamo dire che vi è spreco ogniqualvolta sui condotti si presenta una giunzione logora o deteriorata che comporta una fuga effettiva di acqua che viene dispersa nel terreno. Ovviamente questo comporta danni non solo economici, ma anche pratici (basti pensare a tutte le problematiche che crea l’acqua imbibendo il sottosuolo). Secondo i dati ISTAT del 2020 Napoli è stata nella media rispetto ad altri capoluoghi italiani e ha disperso circa il 35% dell’acqua che immette nei tubi.
Le città più virtuose riescono a ridurre al 20% (di solito i piccoli comuni) gli sprechi. Insomma, la dispersione d’acqua è considerata, dalle società di erogazione, come una inevitabile condizione naturale sia per via delle lunghe tratte dei condotti sia per i tubi che possono essere, a seconda dei comuni, più o meno antichi. Ma i dati ISTAT, a dire il vero, non considerano l’elusione dei privati che non pagano l’acqua che gli viene regolarmente erogata.
Nel 35% di spreco d’acqua, infatti, è considerato solo lo sciupo effettivo che materialmente viene perso dalle tubature, ma per l’ABC conta anche quell’acqua che viene erogata, ma non regolarmente pagata. I dati ufficiali non ci possono aiutare, ma c’è da pensare che in questo caso non ci sia spazio per i virtuosismi.
Riccardo Rubino
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.