CGD Music & Company, vent’anni di musica e passione all’Arenella
In un’epoca segnata dal proliferare dei talent show televisivi, è necessario riscoprire e valorizzare i tradizionali centri di formazione musicale: quei luoghi, cioè, dove la professionalità dei docenti è caratterizzata dalla capacità di trasmettere ai più giovani passione ed entusiasmo nell’apprendimento musicale, lontano dalle luci della ribalta. E’ il caso, questo, della CGD Music & Company, associazione nata nel 1995 e attiva nel campo della formazione musicale e della promozione di eventi.
In Via Piscicelli 44, storica sede dell’associazione, incontro Vittorio Coppeto, fondatore e anima della CGD: una passione sconfinata per la musica, Coppeto è da sempre alla ricerca di nuovi talenti da affiancare e guidare nei percorsi musicali. “Tutto è nato nei primi anni novanta -racconta Coppeto. Eravamo un gruppo di amici appassionati di musica e, soprattutto, autodidatti: all’epoca, infatti, i premi musicali in città erano pochissimi. Così, nel 1995, abbiamo deciso di trasformare la nostra passione in qualcosa di concreto, dando vita all’associazione con fini didattici”. Nasce così la CGD, che offre ai ragazzi del quartiere, e agli appassionati di musica in genere, la possibilità di svolgere corsi individuali di canto e dei principali strumenti musicali. Nella sede di via Piscicelli sorge, tra le prime a Napoli, anche una sala prove attrezzata con strumentazioni all’avanguardia, dalla quale passeranno negli anni tanti gruppi musicali cittadini. A tutto ciò si aggiunge, nel tempo, l’offerta formativa per la preparazione ai corsi pre-accademici ed accademici del Conservatorio. “Negli anni – continua Coppeto – abbiamo formato e avvicinato alla musica tanti ragazzi. Ma anche tanti adulti, che per questioni di tempo hanno abbandonato la musica, trovano da noi la possibilità di riavvicinarsi allo strumento musicale preferito. Tutto ciò grazie alla grande professionalità dei nostri maestri, Giovanni Petrazzuolo per la chitarra, Gaetano Sorrentino per il canto, Luca Esposito per la batteria, Roberto Albin per il violino e Alessandra Cesarini per il pianoforte”. Alla funzione didattica dell’associazione si affianca, come si diceva all’inizio, la ricerca di nuovi talenti da lanciare nel mondo della musica: così nel 1995, accanto alla scuola musicale, nasce il “Premio Musicisti Emergenti”. Le prime due edizioni della manifestazione si svolgono, rispettivamente, nel Teatro dei Salesiani in via Morghen e al Cast Cafè in piazza Bernini: dal 1997 la serata finale del Premio trasloca, invece, al Teatro Diana. I finalisti vengono scelti con un intenso lavoro di scouting nei locali e attraverso l’ascolto di demo, con brani inediti, che vengono inviate direttamente all’associazione. La vera svolta, però, arriva nell’edizione del 1999, quando tra i componenti della giuria della serata finale compare un nome d’eccezione: Giulio Rapetti, in arte Mogol. “Ricordo ancora con grande emozione quella giornata – racconta Coppeto. Nel pomeriggio tenemmo la conferenza stampa di presentazione del premio a Castel dell’Ovo alla presenza di Mogol: di là ci trasferimmo al Teatro Diana per la serata finale. Dopo appena quattro anni dalla nascita dell’associazione, la presenza di Mogol in giuria fu per me motivo di grande orgoglio”. Nei primi mesi del 1999 la commozione per la morte di Lucio Battisti è ancora viva tra gli appassionati di musica e gli operatori del settore: così, dall’incontro con Mogol scaturisce l’idea di dedicare un premio musicale al compianto cantautore. “Mogol aveva in mente, già da qualche tempo, di dedicare un premio a Lucio Battisti. Anche io ritenevo fosse giusto ricordare un cantautore che partendo dal basso era arrivato al massimo della popolarità.
Decidemmo, così, di dar vita al Premio “29 settembre”, dal titolo di una nota canzone portata al successo dagli Equipe 84, e scritta da Mogol e Battisti”. Dal 2000, quindi, il concorso per musicisti emergenti viene soppiantato dal premio “29 Settembre”: cambia anche la location, che diventa il Parco del Poggio ai Colli Aminei che ospita attualmente la manifestazione canora. La giuria è composta da discografici, giornalisti e artisti di fama nazionale e anche le selezioni dei finalisti avvengono in giro per l’Italia. Il nuovo concorso fa nascere nuove collaborazioni e accende i riflettori su nuovi talenti musicali. “E’ giusto ricordare, tra i tanti, Renato Belluccio che ha inciso due dischi per la Warner e ha preso parte ad un’edizione del “Disco per l’estate” trasmessa da Rai Due. Ma anche Nilo che ha partecipato alle selezioni per il festival di Sanremo sfiorando di un soffio l’ingresso tra i finalisti. Infine il noto cantautore Marco Fasano, autore dei più bei pezzi di Gigi Finizio e rappresentante di rilievo del pop d’autore italiano”. L’avvento dei talent show, in quegli anni, è ancora lontano e la formazione e la strada per il successo sono certamente più ardue. “Oggi i talent – osserva Coppeto – offrono un prodotto abbastanza omologato. Belle voci, senza dubbio, ma che non hanno la capacità di emozionare. All’epoca, quando tutto era più difficile, la capacità di industriarsi con i pochi mezzi a disposizione faceva emergere l’originalità dell’artista”. I talent, però, non sono riusciti ad intaccare la rilevanza del premio “29 settembre” che continua, ogni anno, ad offrire a tanti giovani, che sono al di fuori dei circuiti televisivi, la possibilità di esibirsi su un palcoscenico. La gara canora, a cui partecipano dodici finalisti tra solisti e gruppi, si conclude con la premiazione del miglior prodotto discografico e l’assegnazione del premio della critica. Nelle intenzioni di Coppeto c’è la ferma volontà di riportare il premio nel cuore del Vomero per rinsaldare il legame con il territorio in cui l’associazione è nata nel lontano 1995. “Proprio nell’ottica del radicamento territoriale, abbiamo intenzione di essere presenti alle prossime edizioni della notte bianca vomerese con idee innovative e di presentare progetti musicali alle scuole del quartiere”. Una forma di collaborazione da cui può scaturire un rinnovato interesse dei più giovani verso la musica, in una stagione in cui tanti ragazzi faticano a trovare luoghi e contenuti aggreganti.
di Giuseppe Farese
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