Crescere ascoltando
“L’arte di ascoltare” è il titolo di un celebre libro di Plutarco del I secolo d.C., ma è anche qualcosa in più. Una frase che raccoglie un invito al sano confronto. Ascoltare vuol dire conoscere. Non si è obbligati a cambiare opinione, anzi attraverso l’ascolto si può consolidare una propria idea o scoprire un nuovo punto di vista. Ma solo dopo aver ascoltato opinioni contrapposte, un’idea potrà essere sostenuta con cognizione di causa. Solo dopo aver provato a rispondere alle domande dell’interlocutore, magari di un giornalista, si potrà avere un quadro completo. Oggi abbiamo smesso di ascoltare a tutti i livelli, perdendo di vista una delle più grandi ricchezze dell’uomo: il dialogo come elemento di maturazione personale e sociale. “Abbiamo due orecchie e una bocca perché dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno” diceva Zenone di Cizio, stavolta nel terzo secolo a.C., sulle cui orme hanno affrontato lo stesso concetto storici e filosofi di ogni tempo e di ogni nazione. Ma la saggezza della storia può sfuggire. “Dagli errori del passato si può imparare a farli meglio” ci raccontava, attraverso le sue pungenti vignette, Altan, l’autore della Pimpa. Frase sibillina e imbarazzante, quanto veritiera. Oggi assistiamo a monologhi, fredde comunicazioni, dati di fatto da accettare e non discutere. Il progressivo svilimento di chi ha scelto di fare un mestiere, come quello del giornalista, che è fatto di curiosità prima di tutto, ma anche del desiderio di informare il lettore, o l’ascoltatore, cercando notizie più complete e dettagliate possibile, senza fare solo da cassa di risonanza per il comunicatore di turno. “Parlare è una necessità, ascoltare è un arte” diceva Goethe sulle orme di Plutarco…parole sulle quali riflettere, oggi più che mai.
Giuseppe Porcelli
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