Dal successo in Uruguay al ritorno a casa . Caccia: “Felice di partecipare alla nostra notte bianca”
di Roberta Santoro
Una carriera iniziata fin da piccolissimo per Alberto Caccia (in foto), cantautore e speaker radiofonico vomerese. Tra i primissimi passi sul palcoscenico de “La Corrida” e la vittoria di due edizioni di “Galassia Guttemberg Lab”, Alberto viene titolato, nel 2006, come miglior giovane promessa musicale nel corso della rassegna di musica, moda e spettacolo “Grande Vomero”. Oggi ritorna nella sua Napoli, dopo tanto tempo, per esibirsi nel corso della manifestazione “Vomero notte” in piazza degli Artisti.
A parte sporadiche performance, torni ad esibirti nel quartiere che ti ha visto crescere. Quale sarà il tuo contributo per la notte bianca del Vomero?
So di rasentare la banalità, ma essere fra i protagonisti di un evento così importante al Vomero è per me motivo di grande orgoglio. A parte gli esordi in epoca studentesca, è il primo vero evento vomerese a cui partecipo da “professionista”, quindi non ti nascondo un pizzico di emozione nel “tornare a casa”, dove fra l’altro la mia famiglia ha da oltre 60 anni una pasticceria a via Aniello Falcone.
Cosa pensi di questa iniziativa? L’idea che sia circoscritta – a differenza delle passate edizioni – ad un unico quartiere credi possa evitare le difficoltà di gestione verificatesi in precedenza?
Beh è indubbio che il Vomero sia una vera e propria città all’interno di un’altra. E’ un quartiere che alla fine tanto “quartiere” non è. Di conseguenza la Notte bianca, seppur circoscritta, resta comunque impegnativa, ma da quel che vedo ci sono tutte le premesse per un’ottima riuscita.
Vivi e frequenti il Nord già da qualche anno. Il passaggio dal sud al nord Italia, professionalmente parlando, come l’hai vissuto? Oltre alla promozione delle tue canzoni e ai live, sei impegnato in ulteriori attività?
Beh al di là dell’aspetto emotivo, l’ho vissuta senza particolari traumi. A differenza del Sud, al Nord c’è ancora un po’ di meritocrazia e ciò bilancia la delusione di non avere ugual soddisfazione nella mia città. Al Nord, ad esempio se un pezzo musicale è valido, le radio lo passano anche se non hai sponsor e amicizie. Al Sud purtroppo tutto ciò è raro per un emergente. Per quanto riguarda le ulteriori attività, invece, lavoro come speaker su Radio Stonata, una radio emergente anglo italiana che mi dà modo di esprimere con un programma tutto mio, dal titolo “Caccia Alla Radio”, una bella esperienza.
Cosa ha rappresentato e rappresenta tuttora la musica? Quali sono stati gli ispiratori italiani e/o stranieri che hanno forgiato il tuo stile?
La musica è tutto per me. Mi accompagna da sempre, ed è forma emozionale allo stato puro. Mio nonno era fra i musicisti di una “banda di paese” nel dopoguerra, quindi sicuramente nel mio destino c’era già scritta la parola “musica”. Non ho avuto particolari idoli che hanno forgiato il mio stile (se di stile si può parlare) sono cresciuto ascoltando un po’ di tutto senza un apparente nesso logico, da Edoardo Bennato ai Beatles, dagli Oasis a Lucio Dalla, da Baglioni a Celentano.
Vincitore del disco d’oro in Uruguay con un tuo pezzo, come hai reagito alla notizia? Il mercato discografico straniero è, secondo te, più meritocratico rispetto a quello italiano? Quali le innovazioni da apportate affinché la musica italiana possa tornare a far parlare di sé come in passato?
Il disco d’oro è stata una grande gioia, in Uruguay negli ultimi anni sto raccogliendo soddisfazioni enormi, anche grazie alla mia canzone per Cavani (“Forza Cavani Alè”, prima canzone per Cavani, uruguagio del Napoli), che ha raggiunto 3 milioni di clic su Youtube e mi ha dato popolarità tale da essere ospite in tv con Cavani stesso nella “Striscia la Notizia” uruguaiana e nei telegiornali.
Obiettivi per il futuro?
Tanti, forse troppi chissà, ma come diceva il mitico Totò “nel dubbio meglio abbondare”. Un nuovo album, progetto discografico internazionale, nuove canzoni, e tanto altro. Con Napoli e il Vomero sempre nel cuore e nella mente.
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