Intervista ad Antonio Ferrara “La cura con la Gestalt”
Nel cuore del Vomero l’IGAT, Istituto di psicoterapia della Gestalt e Analisi Transazionale, si occupa del benessere delle persone e della formazione di psicoterapeuti e counselor, con scuole riconosciute. Nella vita quotidiana capita di frequente di essere travolti dagli impegni e dalle responsabilità e si finisce col perdere la bussola interiore. Per tale motivo l’IGAT organizza workshop aperti a tutti per consentire ai partecipanti di tornare in equilibrio con se stessi. Antonio Ferrara, psicoterapeuta e direttore dell’IGAT, spiega quali sono gli obiettivi dei workshop e nel complesso dell’Istituto.
Ferrara, in che modo opera la psicoterapia della Gestalt e Analisi Transazionale?
“La Gestalt nasce dalla psicoanalisi ma si allontana da essa, perché, invece di concentrarsi sulle strutture profonde della personalità e dell’inconscio, come fa la psicoanalisi, mette al centro la persona con le sue emozioni e i suoi modi di stare al mondo. Il taglio è più vivo e il linguaggio è semplice. È più diffondibile e i criteri adottati riguardano l’essenza della vita quotidiana e mira in ogni caso ad una spiritualità, intesa come cogliere il senso dell’essere umano. L’Analisi Transazionale è molto simile alla Gestalt e si concentra sui “giochi” relazionali che le persone mettono in atto nel quotidiano e che rendono infelice l’esistenza. Inoltre, guarda di più la struttura della personalità, influenzata da storie familiari e dalla propria infanzia, e prova a far rivivere scene antiche ed emozioni all’epoca non vissute ma represse. Si cerca, così, di rinnovare la propria storia liberandosi di zavorre che non sono più utili”.
Quali sono i workshop organizzati dall’IGAT per il mese di luglio?
“Si terranno i workshop “Vuoto Fertile – Creatività e spontaneità” e “Rinascita consapevole”. Tutti i workshop dell’IGAT mirano a raggiungere consapevolezze personali per arrivare a possibili cambiamenti. Nel primo workshop vengono utilizzati strumenti creativi, tra cui pittura, creta, musica, improvvisazione. Lo scopo nell’utilizzo di questi strumenti è che la persona diventi consapevole del modo in cui si sta esprimendo attraverso di essi, ad esempio dipingendo un quadro. Quest’ultimo, infatti, rappresenta la persona che l’ha dipinto e che in esso si proietta. Studiare il quadro ci permette di leggere noi stessi. La creatività prevede una grande spontaneità, trasparenza e verità. Nel workshop “Rinascita consapevole”, invece, si simula la nascita, con una tecnica vera e propria di passaggio attraverso un utero fittizio con tutti i blocchi e le resistenze possibili. La persona rivive la propria nascita e di solito con questo passaggio si scopre che realmente si è venuti al mondo nello stesso modo. Ormai è chiaro in psicoterapia che la nascita condizioni la vita, perché per il bambino nascere è inevitabilmente un trauma, dovendosi per forza separare da un utero avvolgente e accogliente”.
I workshop ci aiutano a rinascere e a ritrovare creatività e spontaneità. Ma in che modo finiamo col perdere queste capacità?
“Noi nasciamo come bambini creativi, pieni di tutto, ed abbiamo un potenziale enorme e infinito. Poi subentrano famiglia, genitori, insegnanti e cultura del posto in cui viviamo e tutte queste presenze, insieme ai divieti che danno, trasmettono messaggi che tendono ad interrompere la creatività del bambino e la sua spontaneità. Anche se spesso i divieti vengono dati in buona fede. Oggi siamo meno creativi perché abbiamo più tabù, siamo diventati come marionette, dico io, sempre uguali a noi stessi e con gesti stabiliti”.
In particolare a chi sono indirizzati questi workshop?
“I workshop sono indirizzati a tutti, ma è necessario che siano persone che abbiano una motivazione a sapere di sé e a mettersi in gioco, e anche una certa capacità di guardarsi dentro e volersi conoscere”.
Dopo la frequentazione di un workshop, quali effetti o cambiamenti vede nei partecipanti?
“Innanzitutto cambiano gli stati emotivi delle persone, si sciolgono e possono arrivare ad essere più entusiasmati dalla vita, perché scoprono cose di se stessi che non sapevano. Così nasce in loro una nuova voglia di fare e diventano più propositivi”.
Per info: istituto.igat@gmail.com
CLAUDIA BUONFANTI
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