L’arte che illumina le strade
Lello Esposito scultore dei simboli di Napoli
“Un progetto che spero possa essere riprodotto al Vomero”
Pulcinella, San Gennaro o i Vulcani guardano i passanti e illuminano via Chiaia. Sono le luminarie realizzate dai privati per il Natale, basate sulle opere principali di Lello Esposito. Artista, scultore e pittore, che ha fatto dei simboli di Napoli i simboli del suo lavoro. “È stata un’iniziativa che ho condiviso con piacere e spero possa trattarsi di un evento pilota che nei prossimi anni si possa ripetere anche in altri quartieri”. Magari anche al Vomero, quartiere dove abita e dove troneggia una sua opera dalla storia intrigante: Pulcinella, il dubbio dell’uovo. Un pulcinella con il corpo a forma di uovo che fu realizzato nel 1996 e posizionato nel parco Mascagna. Un lavoro ad altezza bambino, il parco è destinato, infatti, ai più piccoli, che poteva permettere loro di interagire con un pezzo di arte. Peccato che, dopo appena un anno, l’opera fu depredata: sparirono le due mani, tanto espressive quanto, evidentemente, allettanti per i malintenzionati. Lello Esposito decise di coprire quel danno, quell’ammaccatura, con un cuore. Così ora è lì a disposizione di tutti per far riflettere e divertire grandi e piccini. Ma i Pulcinella di Lello Esposito si possono ammirare anche in altri luoghi della città. Al Centro Storico non passa turista che non ammiri il suo lavoro in Vico Fico al Purgatorio, ma anche presso la fermata della Metropolitana di Salvator Rosa. “Le metropolitane sono il segno del progresso, dello sviluppo, il mondo cambia e bisogna coglierne le positività – dichiara lo scultore – è importante avere una visione futura ottimista e, a dispetto dei problemi di oggi, sperare che si chiuda il cerchio del percorso metropolitano e vengano presto impiegati i nuovi vagoni promessi”. “Anche il fenomeno della gentrificazione dei Centri Storici deve esser studiato e affrontato – prosegue – spesso, infatti, si tratta solo di cambiamenti dovuti alla nascita di nuove attività e ad una sorta di internazionalizzazione del territorio. Perché la città in realtà sta allargando i suoi confini sempre più verso le periferie, partendo dal suo cuore pulsante, mostrando la creatività che la ha sempre caratterizzata”. Il centro del suo lavoro è, infatti, il laboratorio nelle scuderie di palazzo Sansevero, a Piazza San Domenico Maggiore, dove il principe Raimondo di Sangro aveva svolto parte delle sue attività: “Un luogo che esiste da 300 anni, che ha ospitato grandi personalità e che ho cercato di mettere un po’ in ordine. Spero che questa tradizione artistica continui nel tempo”. Lello Esposito poi ci racconta dell’importanza di poter ammirare opere d’arte in strada “Creano dibattito ed è sempre bene che si parli di arte. Penso ad esempio alle tante discussioni sollevate dalla fontana di Tatafiore a Via Scarlatti, o all’opera di Luigi Mazzella a piazza Fuga. Concedere questi spazi pubblici è anche un’attenzione che le Istituzioni riescono a dare ad alcuni artisti.
Ma spesso le Istituzioni non hanno risorse a disposizione, per questo sarebbe bello assistere ad un intervento della collettività che magari, proprio in determinati periodi dell’anno, può investire per l’abbellimento della città, e degli stessi artisti.” Il progetto “Di-Segni di Luce” per illuminare Chiaia è stato un impegno gratuito dell’artista vomerese per la città, grazie al quale sono stati utilizzati anche gli altri simboli riadattati da Esposito come la sirena, la maschera e il corno. Una vera esplosione di colori. “Il Vomero è un quartiere molto vivo, godo dei suoi contrasti tra i luoghi più ordinati e moderni a quelli più antichi e caotici come la zona di Antignano. È vero che ci sono dei problemi, ma nel complesso è un quartiere molto vivibile, anche se tutto è migliorabile.” Dobbiamo imparare a valorizzare le nostre risorse e aumentare gli scambi culturali con altre città. Oggi Napoli e Milano sono le città italiane artisticamente più vive, lavoriamo perchè questo primato possa diventare strutturale e alimentare sempre più la creatività già insita nei luoghi di Napoli”.
Giuseppe Porcelli
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