Villa Costanza

Un tesoro architettonico nascosto tra le caotiche stradine del Vomero
Il Vomero, grazie alle sue caratteristiche climatiche e paesaggistiche, è stato per secoli meta prediletta di letterati e scienziati, di poeti e pittori e di viaggiatori provenienti da tutta Europa, che amavano ritirarsi in questo luogo ameno per trascorrere la villeggiatura estiva ma anche poter coltivare nella tranquillità i loro studi preferiti. Nel 1700 la collina del Vomero viene descritta come un mondo arcadico, come una sterminata distesa di verde, di masserie e di ville patrizie. Un mondo bucolico radicalmente distaccato dalla città storica per l’impraticabilità delle stradine che giungevano alla collina. Tantissimi nobili e studiosi, pur possedendo un loro palazzo nel centro storico, trovarono interessante possedere una seconda residenza al Vomero per vivere lontano dalla caotica congestione urbana e dai problemi di Napoli. Già nel 1500 e 1600 si contavano numerose ville di scienziati e letterati,come quella di Giovanni Pontano in Via Annella di Massimo ad Antignano, quella di Gian Battista della Porta a Vico Molo alle Due Porte all’Arenella, quella di Giuseppe Donzelli sul ponte della vecchia via Donzelli, quello che attualmente collega via Pietro Castellino a via Domenico Fontana; ma anche ville di grandi famiglie nobiliari, come quella dei Carafa di Belvedere, costruita alla fine del 1600, tanto per citarne alcune. A partire dalla seconda metà del novecento, molte ville e masserie sono state abbattute per dare spazio ad un’edilizia sfrenata e spregiudicata, senza regole, che per molti aspetti ha distrutto l’antica bellezza del luogo e oscurato la presenza di quelle poche ville ancora esistenti e che raccontano la storia del Vomero. Come Villa Costanza, nascosta tra le caotiche stradine del vomero, tra Vico Acitillo e la strada delle Case Puntellate al Vomero Vecchio. Una villa esistente già nel settecento, poiché indicata sulla carta topografica del Duca di Noja del 1775, ma sconosciuta agli abitanti del Vomero. Nel 1830, Filippo Angelillo, procuratore generale del Regno ai tempi di Ferdinando II, trasformò la sua casa rurale in una lussuosa villa, che chiamò Villa Costanza, nome della figlia, che andò in sposa ad un alto magistrato, Enrico Cosi. Attualmente la villa è abitata da Vittoria Cosi, discendente diretta della famiglia Angelillo. Dal portone di ingresso, sul quale si legge il nome della villa, si accede ad uno splendido cortile neoclassico, alla cui sinistra si scorge una fontanella composta da un’acquasantiera e da un piccolo ciborio in marmo. Lo stemma della famiglia Angelillo è presente sia all’esterno, sulle maioliche che affiancano il portale, che all’ interno, sulle fastose ringhiere.
Le sale interne della villa sono diventate un vero e proprio museo, poichè contengono un’ importante collezione privata di maioliche napoletane e rari oggetti d’arte. Gli oggetti d’arte, fra cui numerosi e rarissimi esemplari della ceramica napoletana, tutti notificati dalla sovrintendenza, appartengono a Guido Donatone, marito di Vittoria Cosi, storico della ceramica, che ha trasformato negli anni la sua casa in un centro di ricerca internazionale, sede del Centro studi per la storia della maiolica.
Ersilia Di Palo
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