VIOLENZA SUGLI ANIMALI A VIA JANNELLI, incendiata una colonia di gatti
L’orrore. No, non c’entra nulla il Congo di “Cuore di Tenebra”, il capolavoro di Joseph Conrad; l’orrore di cui parliamo quest’oggi è incredibilmente vicino a noi, talmente prossimo da poterlo toccare con mano. Lo scorso 19 settembre, infatti, uno o più ignoti hanno appiccato il fuoco nei pressi di via Jannelli, in un terreno in cui una volontaria si prendeva cura di una colonia di quindici gatti. Tre micini hanno perso la vita nel rogo, altrettanti hanno fatto ritorno alla colonia nei giorni immediatamente successivi, mentre tutti gli altri felini risultano purtroppo dispersi: questo è, allo stato attuale, il bilancio del vile gesto, che ha lasciato sgomenti gli abitanti della zona e ha suscitato indignazione lungo lo spettro dello schieramento politico. Questo perché simili atti, oltre a rivelare l’ignoranza e la bassezza dei loro perpetratori non possono che essere condannati con fermezza, indipendentemente dal colore politico. Inoltre, dal momento che l’articolo 544 bis del Codice Penale afferma molto chiaramente che “chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”, i colpevoli dei fatti di via Jannelli si configurano come criminali, e come tali è giusto che vadano trattati. In tal senso conforta sapere che, in seguito alla denuncia presentata dalla Consigliera della V Municipalità e Presidente della Commissione “Politiche Attive, Legalità e Sport” Cinzia Del Giudice lo scorso 21 settembre, i Carabinieri hanno avviato le indagini. La collina del Vomero è un territorio di amanti degli animali, per questo motivo tali episodi non possono essere in alcun modo tollerati o fatti passare per semplici bravate. Del Giudice ha duramente condannato l’accaduto sottolineando altresì come simili fatti, lungi dal rappresentare dei casi isolati, vadano sempre e comunque denunciati: «Coloro che gestiscono le colonie sono spesso vittime di minacce da parte di chi non ama gli animali, ma è necessario rivolgersi sempre alle Forze dell’Ordine in caso di intimidazione. Come istituzioni abbiamo il dovere di sostenere queste persone, in modo che simili atrocità non possano ripetersi; in questo senso, ho sporto denuncia anche per fissare un precedente».
Gabriele Basile
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