DALL’AMORE PER LIPPI ALL’ESPERIENZA FUTURISTA
Il meritato successo della rubrica d’arte, condotta da Camilla Mazzella, ci ha suggerito l’idea di superare i confini della toponomastica vomerese per ampliare la ricerca ai tanti artisti che hanno operato a Napoli, a partire dai primi del Novecento. Si tratta di un’indagine che non vive nel topos del Vomero, ma si apre a quanti, pittori e scultori, hanno contribuito a celebrare la loro arte a Napoli.
La saldatura – ma anche lo stacco – fra la pittura napoletana d’impronta ottocentesca e quella del nuovo secolo passa per la ricerca, irrequieta e affascinante, di Emilio Notte.
Figlio di veneti (il padre era impiegato del Registro a Ceglie Messapica, Brindisi, dove nasce), studia in seminario da dove viene clamorosamente cacciato. Da qui il via a una vita fra le più dinamiche e ricche di esperienze. A cominciare dalla Toscana (dove scopre la passione per Lippi) alla scoperta del secondo Futurismo, e poi il lungo soggiorno a Venezia e a Roma, fino all’approdo alla cattedra di pittura a Napoli, presso l’Accademia di Belle Arti.
Ma proviamo a ricostruire, sia pure a grandi linee, questa straordinaria avventura.
Vince il premio di pittura nel 1912 e si trasferisce a Firenze dove partecipa al Movimento futurista firmando, insieme a Lucio Venna, il manifesto “Fondamento Lineare Geometrico”.
È presente a tutte le manifestazioni futuriste di quegli anni, compresa la grande mostra di Milano, nel 1919.
Dotato di un temperamento vivo e irrequieto, Notte è presente altresì alle più importanti esposizioni: Biennali di Venezia, Quadriennali di Roma, Internazionale di Firenze, Maggio di Bari, Premio Michetti, nonché a molte mostre all’estero.
La sua pittura è stata al centro di ampie ricerche ed ha goduto del consenso della critica più qualificata.
Molti dei suoi allievi oggi sono artisti tra i più affermati del panorama dell’Arte Italiana.
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
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