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CronacaLe ultimissime dal quartiere
Home›Cronaca›Decoro dell’Arenella, ci pensano i residenti

Decoro dell’Arenella, ci pensano i residenti

By Redazione
9 Ottobre 2013
956
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-A cura di Giacomo della Guardia-

-pensionato del Vomero-
IMG_8212


  Nessuno cura il verde pubblico e le stra­de. Ad effettuare piccoli e grandi inter­venti è un gruppo di volenterosi. Vogliono restare anonimi: per loro conta solo che figli e nipoti pos­sano vivere in luoghi dignitosi e portare i bambini in giardini sicuri e puliti. Lettori assidui di Vomero Magazine, i pensio­nati dell’Arenella affidano al nostro giornale il compito di far conoscere il loro operato affinché sia da esempio ai più giovani. La cosa cominciò con Il “Pri­mo Torneo di Golf su strada”: 18 buche su una via lunga appena 300 metri ed un “Trofeo Piscicelli” al vincitore, con tanto di paline, bandierine, mazze, palline, telecamere e interviste agli incuriositi e solidali commercianti e passanti. Una burla contro l’incuria e le buche, che però – con la compiaciuta sorpresa di tutti – dopo pochi giorni furono tutte e 18 colma­te e pure bene, ché ancora adesso non si sono più riformate. Non altrettanto bene andò per poche bu­che sul marciapiede: malgrado il più mo­desto impegno di lavoro richiesto, furono colmate a cura, spese e rischi da privati cittadini. Dialogando con i commercianti venne fuori il quesito-sfida sul paragone con la Svizzera. A confutare lo scoramento generale furono opposte via via varie azioni : pitturazione in vari colori delle fioriere lungo il marciapiede, con piante e fiori al posto delle erbacce e dei rifiuti accumulatisi; pu­lizia di tutti i pali della via (una cinquantina) da etichette e altra roba “stratificata” nel tempo; stesso trattamento per le cabine Te­lecom e cassetta postale; pitturazione nei colori originali della parte bassa (2 metri) dei pali della luce e dei semafori ; sfrondatura qui e là degli alberi per i rami che “interfe­rivano” con i passanti. Le paventate deva­stazioni non sono avvenute, salvo rari “prelievi” di piantine e poche etichette riattac­cate: le piantine sono state ripiantate e le etichette rimosse. Lo scoramento è calato e le collaborazioni non mancano, con ini­ziative e attenzioni, specie per l’acqua alle piante (durante le ferie però è stato neces­sario sopperire ai negozi chiusi con qualche innaffiatura per non far appassire le piante più esposte alla calura). Ora basta una leg­gera “manutenzione” con poche azioni di “ripristino” e qualche aggiunta, tipo ridare il colore verde alla panchina della fermata dell’ ANM e l’utilizzo degli espositori vuoti per infilarci descrizioni sull’Azienda e sul misco­nosciuto eroe che dà il nome alla strada. Rimane la rimozione delle scritte dai muri, che però richiederebbe un impegno enor­me per impatto, tempo e costi elevati.

Ai “confini” di via Piscicelli c’è via Edgardo Cortese (anche lui eroe di guerra), dove c’è un giardino che era “abbandonato”, formalmente chiuso a causa di mancanza di personale, ma che restava sempre aper­to, dopo la rottura del catenaccio “ufficia­le”. Sporcizia frammista al fogliame secco, panchine incolori (una con due stecche mancanti), cestini malridotti e una giostri­na rotta,  ridotta a un rottame. Unica nota “vitale”, oltre alla “ruspante” vegetazione, il piccolo e fresco getto verticale di una fon­tanina. E’ capitato che mettendo insieme lo spirito “svizzero” di alcune persone, si sia riusciti a dare decoro e funzionalità ai cesti­ni, aggiungendone due grandi ed altri due per la raccolta differenziata, ridare il marro­ne originario alle sei panchine (rimettendo le due stecche mancanti); rimettere in per­fetta e sicura funzione la giostrina (dandole anche un aspetto migliore); applicare al cancello una serratura per tenere chiuso la notte; ripulire tutto da immondizia, rami e foglie secche; potare la vegetazione per le parti secche ed esuberanti; l’acqua che alimentava solo la fontanina ora arriva dappertutto in modo che è stato possibile mettere ed irrigare piante a carattere orna­mentale e floreale; è stato dato alla grigia cancellata un bel colore verde; sono state messe cinque ceneriere con sabbia, che “aiutano” i frequentatori a sporcare in giro il meno possibile; il marciapiede antistante il giardino è stato liberato dalle erbacce che lo infestavano. Si sta cercando di dissodare tratti di terreno impervio e liberarlo dai rotta­mi di calcestruzzo e di asfalto lasciato sotter­rato o affiorante, in modo da mettere a pra­to anche quelle zone che ora sono brulle; è stato messo su un gazebo per creare uno spazio verde e fiorito intorno alla giostrina. Anche qui sono presenti scritte sul pavimento che risultano di difficilissima rimozione.

“Gestire” queste attività comporta un impegno che è gior­naliero e richiede la collaborazione di più persone; è da tempo in corso di definizione un comitato, a cui il giardino potrebbe essere affidato, alla stregua di quanto viene fat­to per le aiuole. Nel frattempo ci si dà da fare impegnan­dosi con energie e spese varie, non tanto con spirito di sa­crificio, ma per il gusto del “fare”, partecipando anche ad altri ciò che si riesce a realizzare. Se prima si poteva assistere a mamme che appena entravano, ne uscivano subito, ora la frequentazione è intensa e dissuade gli eventuali elementi incivili a fare danno. La sporcizia incrementa se stessa, ma anche la pulizia agisce allo stesso modo: ba­sta volerla applicare. Con tutta evidenza, ciò vale anche in senso lato … Sarebbe auspicabile una sinergia civica con le istituzioni, ma qui – formalismi e ipocrisia a parte – l’impresa è ben più difficile. E’ un po’ paradossale, ma è proprio l’incuria di chi è preposto alla regolare manuten­zione e dovrebbe impegnarsi a migliorare il migliorabile, che induce alcuni “utenti” della cosa pubblica a sostituirsi ai “fornitori” di servizi pubblici, diventando degli operatori “abusivi”, disposti a fare bene e meglio e anche a lasciar­si andare a qualche audacia, pur di risolvere il risolvibile. Tipo l’affissione di cartelli stradali o pulire la pubblica via da ingombri giudicati intollerabili. Càpita di trovarsi in difficol­tà a “giustificare” che – oltre alle tasse – ci si sobbarchi a rischi e ad altre spese per interventi di pubblica utilità. In un mondo dove le opportunità senza opportunismi sono come valute senza corso legale, l’unica “difesa” è che si opera per gratificazione personale, una specie di “egoi­smo a fin di bene”, anche se la cosa lascia quasi intatta la perplessità dell’interlocutore. Eppure ci sono casi in cui, anche nella pubblica amministrazione, c’è chi si adopera in “atti privati in interessi d’ufficio” a solo titolo di “iperservi­zio”… Ma tant’è … dove c’è gusto non c’è perdenza, si dice da queste parti: se fossimo davvero in Svizzera magari ci divertiremmo molto meno.

 

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