Happy Day per il Festival del Bacio
“Because I’m happy” è il ritornello che impazza da settimane su youtube , sui telefonini e tra le strade della nostra città. Video singolo di Pharrel Williams, Happy, è diventata la colonna sonora del “Festival del bacio”, l’iniziativa che ci ha accompagnati per tutto il mese con evento finale il 21 marzo. Ed ha reso felici davvero tutti, risvegliando quell’amore e quella socialità da tempo offuscati dallo smisurato uso dei social network. Lietmotiv della manifestazione un cuore, quello che pulsa, che disegni, stampi, piccolo, grande, a cubetti, insomma un cuore, che riporta alla semplicità dei gesti, all’amore, all’amicizia, alla solidarietà, alla felicità, alla relazione e condivisone tra le persone. Ed è stato questo l’obiettivo del Festival del bacio, riscuotendo un grande successo nel popolo napoletano, riconoscendosi nel #cuoredinapoli, coinvolto in una opera collettiva grande quanto la città stessa. Passeggiando per le strade del vomero, passando per la Galleria Principe fino a piazza del Plebiscito, si poteva ammirare il simbolo del festival in ogni vetrina dei commercianti aderenti all’iniziativa; affisso ai muri, alle giacche, magliette e borse dei passanti; alle bandiere volteggianti lungo le strade del percorso lungo 6 km, dal centro storico alla collina del vomero. Un flusso di anime, che quella sera si sono mosse all’unisono, facendo pulsare il grande cuore della città. Spettacoli, concerti e installazioni hanno gremito le strade, costruendo un luogo- casa in ogni parte della città, sentendola nostra, ancora più nostra – ci spiega Franz Iandolo, docente di Tecniche dei Nuovi Media Integrati e coordinatore dell’ NTA, ovvero il Corso di Nuove Tecnologie dell’arte dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, che ha ideato e realizzato il “Festival del bacio”, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli.
Giunto alla terza edizione, anche quest’anno, non ha deluso le vostre aspettative: un modello che funziona…
“Si tratta di un format che stiamo sperimentando da tempo, partendo dalla piccola cittadina di San’Agata de Goti. Il successo delle precedenti edizioni ci ha dato il coraggio di giungere qui a Napoli, pensando sempre ad un territorio condiviso. L’abbiamo intitolato #cuoredinapoli, forte e conosciuto, cominciando dal cuore pixellato installato sulla collina di San Martino il 14 febbraio, per poi diffondere i tanti cubetti che pulsano tra le strade e le vetrine della città”.
Come nasce il titolo “Festival del bacio”? Perché il bacio?
“Il bacio, inteso come incontro, scambio, contaminazione del sapere, è la prima forma di comunicazione non verbale riconosciuta al mondo. Da questa forma viene veicolato il pensiero dell’uomo, dal bacio di Giuda a quello degli innamorati, il senso è lo stesso, negativo o positivo che sia”.
Qual è stato il fine dell’iniziativa?
“ Il fine ultimo è stato quello di costruire un luogo/casa in ogni parte della città, sentendola nostra. Abbiamo voluto sperimentare i tentativi possibili della nostra creatività, per far venire fuori la passione e creatività insita in ognuno di noi. Per questo abbiamo chiesto ai commercianti, artisti, musicisti, di dare vita a qualcosa che li facesse sentire parte di questa opera collettiva, lavorando ed emozionandosi insieme, diventando attori e spettatori di quest’opera”.
Che cosa intende per opera collettiva?
“Si tratta di un’opera formata mediante l’unione di lavori o frammenti di lavori di autori diversi e riuniti da un coordinatore con un determinato scopo. In questo caso l’unione delle istituzioni, commercianti, artisti, musicisti o semplici cittadini che hanno aderito, hanno dato vita a questa opera collettiva, fatta del tessuto urbano, delle loro relazioni e collaborazioni, dello spirito creativo. Ognuno di noi è insieme risorsa e parte della città: noi siamo il cuore di Napoli che pulsa”.
Una opera ma anche una campagna di comunicazione fatta di nuovi linguaggi…
“Abbiamo scelto l’arte e i nuovi linguaggi come promotori di, per coinvolgere, condividere, attraverso una campagna di comunicazione la cui chiave di lettura è la sublimazione della relazione e dell’unione. Abbiamo proposto una scultura antropologica relazionale, fatta di rete di relazioni, di persone che attraversano il flusso, un percorso indicativo, che crea l’opera. Abbiamo lanciato un messaggio, un’idea, che si è evoluta in un’installazione vera, come la scultura anamorfica composta da oltre 400 cubetti in plexiglass pulsanti che formano un cuore, intitolata “Anima”, posizionata all’ingresso dell’Accademia. Noi ci auguriamo che attraverso tutto questo quel cuore diventi sempre più grande, arricchito dalla nostra creatività”.
di Valeria Aiello
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