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Cultura
Home›Cultura›Marco D’Amore: teatro, cinema e tv. Chi è Ciro “l’immortale”?

Marco D’Amore: teatro, cinema e tv. Chi è Ciro “l’immortale”?

By Redazione
16 Gennaio 2015
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Tra teatro, cinema e tv Marco D’Amore è l’Immortale Ciro in Gomorra – La serie.
In occasione del ritorno su Rai tre della serie tv più seguita e venduta al mondo, Gomorra – La serie, con il record d’ascolti che ha registrato 2.113.000 spettatori con l’8,12% di share, abbiamo incontrato Marco D’amore/Ciro l’Immortale.

Giacca di pelle, cappello  stretto, sguardo magnetico, apparentemente timido, Marco D’Amore racconta il suo percorso di attore e del suo meritato successo.
Lo abbiamo conosciuto in “tutte le salse”, dal teatro al cinema, dal cinema alla tv, dopo tanta gavetta, tournée mondiali, incontri fortunati e coraggio di investire, questo attore, dalle mille facce, ma con un solo animo, ci ha sbalorditi e continua a farlo con storie, personaggi e toccanti interpretazioni.
Approdato alla serie televisiva nei panni del simpaticissimo Cecio in “Benvenuti a tavola”, accanto a Fabrizio Bentivoglio e Giorgio Tirabassi, la consacrazione avviene con Stefano Sollima che lo sceglie tra i seicento candidati, intuendo che il Marco D’amore rasato a zero, con venti kg in meno e la faccia spigolosa, sarebbe stato perfetto nel ruolo di Ciro l’Immortale in “Gomorra – La serie”.
Un soldato, uomo di fuoco, quasi shakespeariano per la vicinanza a Iago dell’Otello, sbarca al cinema, subito dopo la serie che lo ha reso celebre, con “Perez.”. Noir di Edoardo De Angelis, sullo sfondo di una metallica Napoli fatta di grattacieli del Centro Direzionale, Marco D’amore si affianca a Luca Zingaretti, nel ruolo di Francesco Corvino, boss emergente di un clan camorristico. Ma la critica cinematografica aveva già apprezzato le doti di D’Amore nel film “Una vita Tranquilla” diretto da Claudio Cupellino, dove a fargli da contraltare c’è il sorprendente Tony Servillo, maestro e grande amico, con cui tutto ha avuto inizio…

Quando hai capito che avresti fatto l’attore?
“In realtà più che scegliere sono stato scelto per fare l’attore. Terminato il liceo, appena diciottenne decido di frequentare un laboratorio teatrale a Santa Maria Capua Vetere, tenuto da Enrico Ianniello e Toni Laudadio, due attori storici della compagnia di Toni Servillo. Nello stesso teatro erano in corso le prove del nuovo spettacolo del regista Andrea Renzi, una riduzione teatrale del “Pinocchio” di Comencini. Incuriositi da questo ragazzino, mi convocarono per un provino che superai brillantemente. Cosi mi ritrovai catapultato in una esperienza di tournée per due anni al fianco di Toni Servillo, che avrebbe cambiato la mia vita. Subito dopo feci i  provini per la scuola Grassi di Milano dove ho fatto i miei tre anni di studio matto e disperato.  Sino al ritorno al fianco di Toni con la “Trilogia della Villeggiatura”, lo spettacolo teatrale più grande a cui abbia mai partecipato, 4 anni di tournèe in 16 nazioni di tre continenti differenti. Nel corso della tournèe, nel 2010, ci fu il mio esordio al cinema ne “La vita tranquilla” in cui interpretavo il figlio di Toni Servillo, diretto da Claudio Cupellini“.

Oggi sei noto soprattutto per il ruolo di Ciro L’immortale in “Gomorra- La serie”: quanto c’è di Ciro in te?
“In lui non mi riconosco affatto. C’è un racconto biografico legato all’infanzia di Ciro Di Marzio, che per scelta non è stato più mostrato, ma che conosco bene e mi ha permesso di comprendere quanto si volesse tracciare un profilo umano del personaggio. Ciro ha avuto un percorso di vita crudele che però non lo disumanizza del tutto e questo mi ha fatto capire, ancora di più,  che certe figure legate alla criminalità non sono poi così distanti da qualunque altro essere umano con le sue debolezze, paure e sentimenti. Ai fini dell’interpretazione ho scelto di pormi accanto a questo personaggio, senza giudicarlo, provando sia come attore che come uomo a non nutrire pregiudizi, bensì a capire cosa vuol dire fare una scelta del genere e avere un passato come il suo. Per poi prenderne le distanze e restituirlo al pubblico, per salvaguardare anche la mia intimità. A volte alcuni personaggi possono lasciare un segno dentro di te“.

Cosa pensi del fenomeno della Camorra, questo cancro che affligge non solo Napoli ma l’intera nazione?
“L’espansione delle associazioni criminali, che sono un pensiero molto più ampio della criminalità spicciola, influiscono in modo tangibile nell’esistenza di qualsiasi cittadino, a qualsiasi latitudine. A me personalmente, questo progetto, ha dato lo stimolo per indagare molto più a fondo sul raggio d’azione delle criminalità, sulla connivenza politica, la loro partecipazione ad eventi storici che hanno segnato il destino dell’umanità. Da certi racconti che passano attraverso non solo la letteratura e il cinema, ma anche documenti e sentenze di tribunali, si apprende che, in particolare la camorra, ma qualsiasi associazione organizzata, ha finanziato nel mondo guerre, genocidi e manovre politiche. Ed è questo l’aspetto che conta, molto più della criminalità spicciola del mio territorio, tra l’altro ben raccontata. “Gomorra” dà un respiro molto ampio e fa capire, a chi ha voglia di capire, che la criminalità organizzata intacca le vite delle persone in ogni dove“.

Hai interpretato diversi ruoli e recitato accanto a grandi nomi del cinema, tv e teatro. In quale di questi ti sei sentito più a tuo agio?
“Mi sono sentito a mio agio in tutti, perché tutti sono frutto di scelte ponderate. Non faccio della quantità una bandiera, al contrario ho fatto poche cose ma ragionate. Tutte le scelte intraprese mi hanno restituito, sia in termini di esperienza lavorativa che umana, un valore, mi hanno arricchito sia come persona che come attore. Ho avuto, poi, la fortuna di lavorare accanto ad attori di un certo calibro, confrontarmi con attori con più esperienza e capacità è fondamentale per poter silenziosamente “rubare” da loro“.

Attualmente sei impegnato in un progetto che ti vede attore e coproduttore di un nuovo film su tristi fatti di cronaca delle vittime dell’amianto della fabbrica Eternit, dal titolo “Un posto sicuro”…
“Si tratta di un film di cui ho curato la scrittura con il mio socio Francesco Ghiaccio e verrà coprodotto da Indiana e la mia compagnia “La piccola società”. “Un posto sicuro” è il titolo della nuova creatura in cui sarò protagonista nei panni di Luca, un ragazzo che ha rinunciato ai sogni da giovane per condurre una vita diseredata, fatta di lavoretti occasionali per tirare avanti, come il clown di strada o alle feste per bambini. Ad un certo punto riceve uno scossone dalla vita, rappresentato dalla ricomparsa del padre gravemente malato. Dovrà fare i conti con questa malattia che sarà anche il modo di conoscere, attraverso la vita del padre, Casale Monferrato e la vicenda dell’industria Eternit. Un piccolo paese a 70 km da Torino, dove risiede la più grande industria di amianto, che dagli anni 60’ ha prodotto 2500 morti, considerando che Casale è  una cittadina di 30.000 abitanti. Processi, rivolta popolare, battaglie politiche, saranno lo sfondo di una storia che ha grandi analogie con molte vicende sparse nel nostro paese e tutto ciò  restituirà a Luca la voglia di conoscere a fondo questa storia e la forza per riprendere in mano la sua vita e riconquistare il rapporto con il padre“.

 

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