A spasso per il Borgo di Antignano
Una storia millenaria da studiare e approfondire per conoscere il quartiere
Antignano, un borgo con una storia millenaria , il più antico del quartiere collinare del Vomero. Nacque come un piccolo nucleo abitativo sulla via di Puteolis Neapolim per colles, allora unico collegamento via terra tra la zona flegrea e la città.
La via, chiamata via Antiniana per colles, passava attraverso le colline, particolarità che le valse il nome di “per colles”. Partendo, infatti, da Neapolis, precisamente da piazza Dante e inerpicandosi per il cavone e poi per l’nfrascata, la via giungeva nella zona di Antignano e continuava per case Puntellate e per la Pigna, dove iniziava la sua discesa verso Agnano. Sulle origine del termine Antiniana sono state fatte varie ipotesi, ma quella più accreditata è che il luogo trovandosi sulla via diretta ad Agnano, derivasse da qui l’appellativo “Ante Aganum”.
Per questa strada, si racconta che nell’anno 305 d.c. passasse il corteo con il corpo del santo patrono di Napoli, decapitato a Pozzuoli e diretto alle catacombe di San Gennaro. In epoca borbonica Antignano cfu un punto nevralgico del Dazio, di cui si conserva ancora la sede nel borgo di Antignano , un piccolo edificio a due archi sul cui fianco campeggia ancora l’iscrizione: “Qui si paga per gli regj censali”. Il luogo è oggi un’area destinata al mercato all’aperto per la vendita di prodotti alimentari. Camminando tra le bancarelle di frutta e verdure del mercatino di Antignano e dirigendosi verso Annella Di Massimo, all’altezza del civico 11, un antico palazzo, con un ampio cortile all’interno, colpisce l’attenzione dei passanti. Sulla facciata d’ingresso, due antiche lapidi raccontano le vicende secolari dell’ edificio sorto in epoca rinascimentale. Una di esse è stata posta nel 1818 dall’architetto regio Antonio De Simone per ordine del Re Ferdinando I Re del Regno delle due Sicilie ed è dedicata a Giovanni Pontano, noto anche come Gioviano, poeta, letterato ed umanista.
Il Pontano, massimo rappresentante dell’umanesimo napoletano del Quattrocento e dell’Accademia Pontaniana, fu precettore e poi segretario del re Alfonso II d’Aragona, presso il quale ricoprì alte cariche politiche. Questa, infatti, era la sua villa, che lo stesso Pontano fece costruire nel 1472. La proprietà comprendeva un amplissimo parco che occupava tutta l’area di Antignano arrivando fino all’attuale Torrione San Martino. Dal 1494 fino al 1503, anno della sua morte, Giovanni Pontano si ritirò a vivere qui, nella sua villa ad Antignano, dedicandosi alla piacevole occupazione di agricoltore. “L’avea egli adornata di fontane, di piante, che costituivano la parte elegante della villa, e ci avea poi chiusi degli animali per quei boschetti, che con la loro varietà concorrevano a renderne più grata la dimora. Allorchè egli si ritirava in seno a quella dolce solitudine, gli sembrava rinascere a nuova vita.
Gli stava accanto la sua adorata Adriana, che sempre accorreva ad aiutarlo, a maneggiar il rastro, il sarchio, la falce e a innaffiar le piante…..E perche la memoria di essa non venisse a cadere nell’oblio delle susseguenti età, ne formò una gentile descrizione nell’opera il De Hortis Hesperidum, nella quale i versi esprimono la gioia del poeta, per la bellezza e l’amenità del luogo”….. Il degrado in cui versa oggi la villa era già stato preannunciato dal Sannazaro nella sua ultima egloga, scritta per la morte di Adriana, moglie del Pontano, dove prefigura la decadenza cui in effetti la villa andò incontro dopo i trent’anni in cui il poeta la godette.”Antiniana, e tu perché degeneri?/ Perché ruschi pungenti in te diventano/ quei mirti che fur già sì molli e teneri?”
Concludo lanciando un appello all’amministrazione comunale, affinchè il borgo di Antignano, nel cui seno sono conservate le preziose testimonianze delle sue antiche origini, possa essere riqualificato per poter essere richiamo di turisti ai quali raccontare la sua storia millenaria.
Ersilia Di Palo
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