Intolleranza al lattosio: dal sintomo alla cura
di Simona Cavallaro – Dietista
L’Intolleranza al lattosio è una condizione in cui il consumo di latte e latticini provoca una reazione non allergica che si manifesta con disturbi gastrointestinali. Essa è causata dal deficit dell’enzima lattasi, l’enzima deputato alla scissione del lattosio, il principale zucchero del latte di mucca (ma anche di capra e asina, oltre che del latte materno) in glucosio e galattosio. Il primo rappresenta il substrato energetico primario dell’organismo, il secondo è essenziale per la formazione delle strutture nervose nel bambino. Per essere digerito, il lattosio deve obbligatoriamente essere scisso in queste due unità più semplici. Se questo non accade, il lattosio che rimane nell’intestino, essendo osmoticamente attivo, si accumula richiamando liquidi, e associato alla sua fermentazione da parte della flora batterica intestinale, da origine ai fenomeni tipici dell’intolleranza al lattosio: meteorismo, flatulenza, diarrea, nausea, spossatezza, etc. I primi a riportare casi riguardanti bambini con intolleranza al lattosio, dovuta presumibilmente a deficit lattasico congenito, furono gli studiosi Holzel, Schwarz e Sutcliffe nel 1959. Oggi questo tipo di intolleranza alimentare è sempre più diffusa anche se spesso chi ne è affetto non lo sa e convive con il problema e le sue conseguenze. In particolare è forma assai comune l’intolleranza secondaria al lattosio. Essa può essere accompagnata o può seguire le gastroenteriti virali o batteriche della prima infanzia. Si riscontra frequentemente anche nella celiachia non trattata, a causa del processo degenerativo che interessa la superficie intestinale deputata all’assorbimento dei nutrienti, ed anche nella fibrosi cistica. Qualora fossero presenti sintomi gastrointestinali, il modo più semplice ed efficace per capire se si è affetti da intolleranza al lattosio è il breath test o “test del respiro”. Questo esame serve a valutare la concentrazione di idrogeno nell’aria espirata dopo un carico di lattosio. Dal momento che la fermentazione dello zucchero non digerito produce idrogeno che viene prontamente riassorbito dalle pareti intestinali ed eliminato con la respirazione, in caso di intolleranza al lattosio si osserva un picco di concentrazione di idrogeno nell’aria espirata. La sua esecuzione è semplice e non invasiva, viene effettuato la mattina a digiuno e senza che il paziente abbia fumato o svolto attività fisica. È chiesta inoltre la sospensione dei farmaci non essenziali nelle dodici ore precedenti l’esame. Consiste in una raccolta di campioni di aria espirata, prima e dopo l’ingestione di lattosio sciolto in acqua, in un sacchetto di plastica a intervalli regolari. L’esame può durare da due a quattro ore. Per quanto riguarda la terapia alimentare, in presenza di un’intolleranza secondaria al lattosio il primo approccio è quello di consumare latte e latticini in piccole quantità, per poi aumentarle progressivamente in modo da stimolare la produzione di lattasi. Ogni individuo ha un valore soglia al di sopra del quale compaiono i fastidiosi sintomi di cui abbiamo parlato prima; è quindi importante imparare qual è la propria quantità tollerata andando per tentativi e provando a fare per un periodo di tempo un diario alimentare, per riuscire ad abbinare alimento e sintomo.
Per consentire l’utilizzo di latte a tutti, in commercio sono presenti latti delattosati in cui il lattosio si trova, per la maggior parte (70-75%) già scisso in glucosio e galattosio. In alternativa, ci si può “accontentare” del latte di soia o di quello ricavato dal riso. Anche lo yogurt, grazie alla fermentazione del lattosio operata dai fermenti che contiene, è generalmente ben tollerato. Eliminare il lattosio dalla propria dieta non è in realtà cosi semplice, bisogna far attenzione al lattosio nascosto, cioè quello introdotto negli alimenti durante la loro preparazione, con l’aggiunta di ingredienti quali: latte in polvere, siero di latte, etc. Questi ingredienti vengono impiegati inoltre anche in miscele di spezie, dolci (per esempio biscotti, cioccolato, pasticcini), insaccati, piatti pronti, bevande e devono essere dichiarati sulla confezione. Per cui in caso di intolleranza al lattosio dovuta a deficit congenito dell’enzima lattasi bisogna leggere attentamente le etichette e rinunciare anche a questi prodotti. Attualmente è possibile assumere l’enzima lattasi sotto forma di compresse, capsule o polvere, circa trenta minuti prima del pasto o durante il pasto. Questo permette a tutte le persone affette da questa intolleranza di essere più libere e flessibili, soprattutto quando mangiano fuori casa. L’efficacia di questi prodotti però varia da persona a persona e il loro utilizzo dev’essere seguito dal medico curante.
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