Intervista al regista Ivan Cappiello
L’animazione napoletana alla conquista dei grandi festival!
La Gatta Cenerentola in lizza per il miglior film ai David di Donatello 2018
“L’animazione non è solo per bambini” a dirlo è Ivan Cappiello, classe ’75, regista del grande successo cinematografico animato, rigorosamente made in Naples, Gatta Cenerentola. “Stiamo cercando di sdoganare l’animazione per adulti in Italia – prosegue Cappiello – trattiamo temi un po’ più duri, ma in fin dei conti tutte le favole, anche quelle più semplici, hanno, in maniera più o meno velata, scene cruente e protagonisti malvagi”. La Gatta Cenerentola ha riscosso consensi unanimi tra critica e pubblico e si gode le sette candidature ai David di Donatello 2018. Tra queste proprio quella destinata al miglior Film, merito anche dell’attenta regia che Ivan Cappiello ha diviso con Alessandro Rak, Marino Guarnieri e Dario Sansone. “è stato un passo importante nel mio tragitto professionale che mi auguro possa essere un risorgimento dell’animazione italiana”.
C’è tanto della tua città nel film.
“è stato realizzato completamente a Napoli. Ogni fotografia, ogni nota musicale e siamo riusciti ad ottenere anche una buona performance al botteghino”.
Avete lavorato insieme come un gruppo di colleghi, ma anche di amici
“Professionalmente molti di noi sono cresciuti insieme ed avevamo anche già fatto esperienze importanti in comune. Ho conosciuto, ad esempio, Alessandro (Rak, ndr) alla scuola di Comix nel 1997. Lo stesso vale per Davide Sansone. Abbiamo collaborato subito con lavori di mediometraggio per la Rai e alcuni videoclip come quello per i Bisca”.
Hai però iniziato con il fumetto.
“Ho provato, ma avevo subito mostrato una propensione per la trasposizione del disegno al cinema. Nel ’98, infatti, abbiamo fondato la società di animazione Burning Brain, con Daniele Bigliardo, disegnatore di Dylan Dog, e abbiamo lavorato fino al 2005 perfezionandoci anche con il 3d”.
A quali dei tuoi primi lavori sei più legato?
“Il Piccolo Sansereno (2012) è stato un lavoro che mi ha dato grandi soddisfazioni. Ne ho curato art direction e regia. Poi è arrivata l’opportunità che ci ha fornito Luciano Stella con l’Arte della Felicità. Io però sono subentrato in corsa perché stavo facendo un altro lavoro, ma sono riuscito a dare il mio contributo per la grafica tridimensionale in particolare, ad esempio, con i fondali dei voli di uccello”.
Da dove è nata questa tua passione?
“Come tutti i figli degli anni ’70 ho subito l’influenza dell’animazione giapponese, in particolare di Miyazaki con i vari Conan o Heidi, ma anche con i robottoni di Go Nagai. Senza ovviamente dimenticare i grandi classici Disney”.
Come è stato partecipare a tanti prestigiosi festival cinematografici e ricevere tanti riconoscimenti?
“Abbiamo avuto sensazioni diverse. La prima partecipazione a Venezia con l’Arte della Felicità è stata emozionante come tutte le prima volte. Il solo essere presenti al festival ci ha riempito di gioia. Oggi invece abbiamo maggiore consapevolezza ma le emozioni sono arrivate quando abbiamo visto la sala piena di spettatori e abbiamo ricevuto una standing ovation. Abbiamo anche avuto una stampa vicina con critiche positive”.
Ora ci sono i David di Donatello 2018
“Già essere presenti è un gran successo, non solo per noi, ma per l’animazione in generale. Spero possa essere un traino perché aumenti la produzione talmente tanto da poter aprire una vera e propria categoria di premi anche in questo importante appuntamento nazionale”.
Avete un target di spettatori che volete coinvolgere?
“Di sicuro il nostro prodotto non esclude i bambini, ma gli adulti possono essere più attratti dai nostri lavori. In ogni caso non abbiamo un vero obiettivo di pubblico. Abbiamo la fortuna di avere un produttore che ci lascia liberi. Utilizzare anche risorse piuttosto ridotte diminuisce le aspettative e ti permettere di osare, di rischiare. Questo spesso è garanzia di sincerità del prodotto, una qualità molto apprezzata dal pubblico”.
Hai abitato al Vomero in gioventù, come lo giudichi adesso?
“Ho abitato a via Palizzi ed a piazza Medaglie d’Oro. Oggi abito al Centro Storico dove c’è un fermento culturale unico, che è una grande fonte di ispirazione. Il Vomero, invece, ha subito, dal punto di vista culturale, con la chiusura di librerie e cinema, un duro colpo. Si vedono degli spiragli di rinascita, speriamo non si fermino”.
Giuseppe Porcelli
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