“Ti porterà fortuna” in libreria: la Napoli di De Crescenzo
C’è un celebre passo in Du Côté de Chez Swann, primo libro di À la Recherche du Temps Perdu di Marcel Proust, in cui il narratore assaggiando un pezzetto di maddalena imbevuto nel tè, ricorda il mondo perduto della sua infanzia. È un passaggio di rara forza espressiva, talmente bello da aver superato i confini del mondo letterario, sconfinando nella cosiddetta “cultura di massa”, qualunque cosa essa sia. Ciò che conta per noi oggi, è però il cosiddetto «souvenir involontaire», il ricordo da cui scaturisce la memoria involontaria, che consente di rivivere il passato in maniera straordinariamente nitida. Il tempo, la memoria e, appunto, il ricordo sono temi che ritornano insistentemente anche nell’ultimo libro del “nostro” Luciano De Crescenzo, Ti Porterà Fortuna: Guida Insolita di Napoli in cui tra digressioni filosofiche, aneddoti e incontri con personaggi caratteristici, l’Ingegnere e la sua giovane ammiratrice Carla, tesista dell’Università di Bologna, attraversano la città in lungo e in largo: dalla Stazione a Coroglio, passando per Capodimonte e il Vomero, giusto per citare alcuni dei luoghi visitati. Detto così, più che a Proust viene da pensare al Diderot di Jacques le Fataliste et son Maître, eppure i chilometri macinati dalla strana coppia non sono un semplice pretesto per “raccontare” la città (lo stesso autore afferma di aver sempre respinto con forza le accuse di oleografia) o per dare il la alle discussioni intorno alla filosofia che costituiscono una parte importante del libro. De Crescenzo, infatti, insiste sulla natura del ricordo e della memoria, sia citando Bergson e Sant’Agostino, che esplicitando il proprio punto di vista:«Le emozioni che ho vissuto non sono sparite, si sono solo addormentate in fondo all’anima. Sono lì che aspettano, e a volte basta una vecchia canzone, il profumo di una rosa o una fotografia per farle ridestare.» Oltre che una passeggiata per le strade della propria città, ovviamente. Perciò, l’atto stesso dello camminare, dello spostarsi svolge una funziona analoga a quella della maddalena proustiana, risvegliando di volta in volta ricordi differenti; ed è così che Via Scarlatti e Via Aniello Falcone riportano alla mente dell’autore Gertrude, la ragazzina di Via Dei Mille già incontrata in Vita di Luciano De Crescenzo Scritta da Lui Medesimo, evocata con la stessa garbata ironia di allora. Allo stesso modo, altri luoghi fanno riaffiorare differenti episodi: una bizzarra conversazione con un’anziana zia, un ascensore dell’IBM o qualche pittoresco personaggio legato al percorso artistico di De Crescenzo. Quando poi, come nel caso di Raffaele, l’uomo in carne ed ossa coincide con la creatura letteraria, il ricordo è investito da una nuova luce, che permette di riesaminare serenamente la propria carriera, assegnando a ciascun opera nuovi significati e valori. Se persino Raffaele è riuscito a trovare l’amore, è proprio vero che Tutto Scorre. Ma allora anche Napoli, al di là di alcuni tratti che ostinatamente resistono nel bene quanto nel male, può permettersi di guardare al futuro con cauto ottimismo? Con un pizzico di fortuna, anzi di “ciorta”, ci piace pensare di sì.
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