A Palazzo Reale “The Young Pope/la mostra”, Storia in immagini di un set
La Regione Campania, in collaborazione con il Polo museale della Campania, presenta in anteprima a Napoli, The Young Pope / la mostra, trentotto grandi foto che raccontano la prima regia televisiva del Premio Oscar Paolo Sorrentino. Un percorso di immagini tra personaggi, scene, ricostruzioni di quello che è stato il più importante evento televisivo dell’anno, realizzate sul set durante i lunghi mesi in cui Gianni Fiorito, fotografo di scena, ha seguito la lavorazione della serie tv, una produzione internazionale (Wildside, Shy, HBO, Canal+) con un vasto pubblico diffuso in 110 paesi.
La mostra, a cura di Maria Savarese, è coordinata e organizzata dalla Scabec Spa, società campana beni culturali. È allestita nel suggestivo spazio dell’Ambulacro di Palazzo Reale che propone nuovamente forme diverse di espressioni artistiche.
Un omaggio che la Campania fa al premiatissimo regista napoletano e a Gianni Fiorito, fotografo e da sempre suo collaboratore.
The Young Pope/ la mostra è il frutto di un incredibile lavoro di fusione di talenti, con un cast internazionale e un cast tecnico di grandissimo livello con il quale il regista napoletano Paolo Sorrentino ha instaurato una grande complicità e sintonia e che Gianni Fiorito ha saputo cogliere nei suoi scatti.
Attraverso la sua sintesi fotografica, Fiorito ripercorre la creazione del Papa sorrentiniano e degli altri personaggi della saga televisiva alternando, nel percorso dell’esposizione, immagini di scena, con la caratterizzazione dei principali soggetti e i passaggi chiave della sceneggiatura, a immagini di back-stage, in cui si evidenzia lo stretto rapporto fra regista e attori, l’uso scenografico del notevole patrimonio architettonico e paesaggistico italiano o la creazione in studio di ambienti non utilizzabili dal vero (la Cappella Sistina e altri ambienti vaticani), il notevole sforzo di uomini e mezzi che sta dietro alla costruzione di un evento cinematografico.
La narrazione cinematografica e quella fotografica- racconta l’autore nel dialogo con Maria Savarese- anche se partono da strumenti tecnici simili, sono completamente differenti. Un luogo, un dialogo, lo stato d’animo di un personaggio possono essere raccontati in cinematografia con un movimento di macchina, un cambiamento di fuoco, un tempo di ripresa lungo o breve in ogni caso beneficia dell’uso della parola. In fotografia lo stesso luogo, lo stesso stato d’animo o dialogo deve essere racchiuso unicamente in uno scatto, e senza colonna sonora. Da qui nasce la necessità della sintesi.
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