“AIRONI DI CARTA”
Romanzo socio-psicopedagogico e antropologico.
Si racconta di Rosaria, un’adolescente di sedici anni, accolta in una comunità per minori, dopo tante fughe e il dolore lacerante, in seguito allo stupro subito in famiglia, da parte del padre all’età di dieci anni. È un’adolescente provata, confusa, nel disagio di sopravvivere a tanta nefandezza. La sua pubertà viaggia in cieli scuri, sommersa tra le ombre del passato e i sogni persi.
Tutto accade nel paesaggio urbano partenopeo, dove si racconta la realtà del territorio, la mancanza di codici e norme. In risalto aspetti socio-culturali interni alle reti di relazioni sociali, comportamentali e parentali. La casa, in un contesto del genitore abusante, diventa culla di aberrazione e promiscuità, lontana dal clima di accoglienza e fiducia. Il Tribunale per i minorenni di Napoli, a tutela esclusiva della minore, decide per l’inserimento in una struttura protetta.
Per la ragazza quell’atmosfera di degrado ha creato una forte spaccatura psicofisica: in modo irreversibile subisce i danni dell’alopecia, oltre alla perdita della sua identità, anche delle sue radici.
Nel nuovo quartiere dove è ubicata la comunità incontra diverse persone, con esse si delineano ricordi e nostalgie della Napoli del dopoguerra. Si evidenziano le trasformazioni non solo dal punto di vista del paesaggio urbano, ma soprattutto antropologico. Si amplificano i dialoghi, le rinnovate passioni, i sentimenti e la fede che prende un respiro più ampio. In tutte le pagine è un continuo confronto tra passato e presente, con lo smarrimento dell’anima della povera gente, di anni di guerra, di povertà, di perdite, ma impera la fiducia e l’arte di sopravvivere con poco, nella bellezza del ritrovarsi tra le piccole cose del quartiere che diventano ricchezza.
In primo piano la solitudine di Rosaria, le sue nuove possibilità di apprendere norme di contatto umano che instillino fiducia al suo tenero cuore. Tanti i dialoghi importanti con figure educative e di sostegno come: Padre Celestino, Elvira, Don Gaetano e altri personaggi che diventano riferimento cardine per la ristrutturazione della sua personalità. Essi la rendono capace di mettere in relazione i diversi mondi, scardinare l’indifferenza della società, delle istituzioni, davanti alle problematiche educative, al dolore profondo per i valori perduti. In risalto il trauma per l’abbandono forzato e la fuga dal sistema familiare della ragazza. Difficile sentirsi a casa dopo uno stupro. La casa, lì dove l’umanità intera cerca e crea appartenenza: non esiste popolo che non abbia studiato un modo di chiudersi rispetto all’ambiente esterno per proteggersi dalle intemperie della vita.
La ragazza trova nei nuovi scenari, mondi a cui aggrapparsi, per non lasciarsi morire: la scrittura diventa un medium per entrare in relazione con l’altro, per imparare a sentire meno la separazione dal mondo. Rosaria, persa dentro se stessa, può guardare in prospettiva verso orizzonti positivi per ricostruirsi.
Mille ostacoli dell’esistenza, sul sentiero tortuoso e adolescenziale, tra la falsità e la cruda disillusione dei rapporti umani. Balla per allontanare il dolore, accompagnando la nonna defunta nell’aldilà.
È trascinata in fantasie e tradizioni degli indigeni della Nuova Guinea; in quella danza è come in trance, avvolta nel dolore, ma soprattutto guarda con occhi nuovi per dare un nome alle cose e soprattutto al rispetto che nutre per se stessa. È in un percorso lento, ma profondo, per apprendere leggi universali sull’amore, la fiducia, l’empatia. Il quartiere, la comunità diventano universo/rifugio; è la sua nuova casa, per ripararsi dagli sguardi molesti, delimitando un suo spazio sociale difensivo e di crescita fuori dalle ombre dell’ipocrisia.
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