Fermata Quattro Giornate: Croce e delizia
Reportage metropolitana
E’ bella, non ci sono dubbi! i turisti la visitano a tappe e restano affascinati soprattutto dalle fermate Toledo e Municipio. La metropolitana collinare è diventata uno spot per la città. La vediamo in televisione e sui giornali, oltre che vincitrice di prestigiosi premi. C’è un solo grande problema. La metropolitana di Napoli è un mezzo di trasporto pubblico e in quanto tale dovrebbe funzionare. Dovrebbe portare i suoi utenti nei luoghi prestabiliti e con i tempi giusti ma, troppo spesso, la realtà non è questa.
Il nostro viaggio si svolge, in un giorno di gennaio, nella fermata di Quattro Giornate, una delle tre principali fermate, in zona Vomero, con Vanvitelli e Medaglie d’Oro. Lo spettacolo è desolante. Appena terminate le scale, infatti, il distributore di biglietti spesso è fuori uso…ma può passare. Se qualcuno, per puro caso o per curiosità, alza lo sguardo non trova una copertura o un tetto…no, vede dei tubi all’aria aperta, una muratura grezza e un senso di approssimazione, di smantellamento. Come se quella fermata fosse da costruire oppure in ristrutturazione. Doveva esserci qualcosa, forse una specie di controsoffittatura…forse.
In questo caso si tratta però di un problema estetico…passiamo oltre. Ci avviamo verso i fantomatici ascensori. Si sono alternati per mesi: uno era chiuso e l’altro aperto e viceversa. Poi, quando funzionano entrambe, i tempi di attesa appaiono interminabili: le file si allungano, le persone scoraggiate se ne vanno. Ma la scena più bella è quando qualcuno, percorrendo il lungo corridoio che porta agli ascensori, vede le porte aprirsi. Iniziano delle corse anche di persone anziane o mamme con bambini in braccio che non credono ai loro occhi, non possono perdere l’occasione di prendere l’ascensore e, contro ogni logica, iniziano a correre come in una gara di 100 mt piani di atletica. L’obiettivo, il traguardo, è quell’ascensore che sembra un miraggio. I più in salute possono scegliere un’alternativa: le scale mobili.
La rottura di una delle scale, oggetto quindi di riparazioni o manutenzione, è all’ordine del giorno. La durata di queste riparazioni sembra eterna. Per arrivare al “secondo piano interrato” bisogna percorrere quattro scale. Spesso la seconda o la terza sono bloccate e la sorpresa arriva solo quando finalmente è possibile ammirarle nel loro immobilismo. Nessun cartello ti avvisa (salvo la buona volontà di qualcuno), ormai sei arrivato in quel luogo e non puoi più ripensarci, non puoi tornare indietro, non hai scelta, devi scendere a piedi e non fa nulla che tu abbia 80 anni, abbia pacchi o buste della spesa oppure un problema a deambulare…no, un cartello che avvisa non lo si mette “per principio”. Fortunatamente c’è una piccola cordicella rossa che avvisa che la scala non funziona…
Mentre si scende si possono ammirare le opere d’arte esposte che almeno intrattengono l’utente. Colpisce gli occhi un’opera di Marisa Albanese, Combattenti 2001 – sculture in bronzo dipinto e acciaio. Si tratta di quattro figure femminili, ispirate alle donne della Resistenza, che siedono in concentrata meditazione.
Apprezzare alcune opere d’arte è un fenomeno soggettivo. Quello che è certo è che l’arte va protetta, conservata, promossa. Quelle quattro figure femminili, invece, hanno una stratificazione di polvere che sembra quasi far parte dell’opera stessa, un tempo bianca e splendente, oggi nera e grigia. Se, grazie ad una grande determinazione, si riesce ad arrivare nei pressi della banchina si possono ammirare alcuni cartelli luminosi che dovrebbero indicare i tempi di attesa, ma troneggia la scritta PROVE TECNICHE, lunghe, interminabili prove tecniche. Forse, però, è meglio leggere questa frase piuttosto che “prossimo treno fra 18 minuti” o cose del genere. L’attesa è spesso lunghissima, i problemi all’ordine del giorno: treni che passano senza fermarsi, altri treni sovraffollati, treni che non passano proprio, gente che si accalca e diventa sempre più numerosa, persone che spingono pur di entrare, perché spesso devono semplicemente andare a lavorare in orario.
Questo comporta l’aumento dei borseggiatori che agiscono, quasi indisturbati, nonostante la videosorveglianza. Gli schermi interni ai vagoni, invece, sono diventati arredo della metro: monitor spenti appesi al soffitto. Dovrebbero mostrare l’orario, le fermate e ciò che avviene nel vagone.
Dovrebbero… D’inverno non c’è scampo per le epidemie di influenza. D’estate non c’è scampo per il caldo o gli odori soffocanti…però non fa nulla, tanto la fermata della metropolitana di Quattro Giornate è bella…
Giuseppe Porcelli
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