Intervista a Diego Armando Maradona: “Amo questa città e mi manca, …”
Ho visto Maradona. Ore 21.16 del giorno di San Valentino. Il ristorante di uno degli alberghi più lussuosi di piazza di Spagna a Roma è un continuo via-vai di persone che sfoggiano i loro soldi indossando vestiti firmati e orologi da migliaia di euro. Poche donne tra quelle che “sfilano” sanno indossare le scarpe coi tacchi da centinaia di euro che portano ai piedi. A momenti dovrebbe arrivare Diego Armando Maradona, che è in camera con la sua fidanzata, con l’avvocato Angelo Pisani e con l’amico e manager Stefano Ceci. Io, invece, sono seduto ad un tavolo a parlare con due giornalisti del calibro di Gianni Minà e Raffaele Auriemma, anche loro sulle tracce di Dieguito. Parliamo del giornalismo in Italia, del Governo, si raccontano aneddoti e storie varie. Ma dentro cresce in noi l’attesa di vedere “El Pibe de Oro”. E intanto, nel ristorante, prosegue il via-vai di persone appartenenti ad un ceto molto alto che hanno deciso di trascorrere nel lusso di questo albergo romano la cena di San Valentino. Mi basta poco per capire che la maggior parte di queste coppiette vive una vita abbastanza falsa, basata sull’idolatrazione del “dio denaro” e sulla loro immagine costruita, artefatta a suon di interventi chirurgici e lifting facciali. Neanche si tengono la mano, a stento si guardano. Sembrano “pupazzi”: entrano nel ristorante e neanche degnano di uno sguardo noi comuni mortali.
Poi arriva lui. Diego. Maglia nera, jeans e scarpe da ginnastica. La mano ben stretta alla propria fidanzata. Chi conosce Diego sa che lui è uno semplice, uno vero, che bada alla sostanza più che all’apparenza. E quando sta in famiglia, preferisce la comodità all’eleganza.
Appena lo vedono entrare nel ristorante, tutti quei ricconi iniziano a perdere il loro atteggiamento da esseri superiori. Le loro accompagnatrici dimenticano che è San Valentino ed iniziano a girarsi verso Diego. E, come fossero delle timide teenager davanti ad una rockstar, chiedono ai loro uomini di scattare di nascosto una foto con lo smartphone inquadrando loro sedute nello stesso ristorante di Maradona. Il numero uno del calcio. Il numero dieci per eccellenza. Poi, dopo un po’, notano che noi siamo seduti al tavolo di Diego e ceniamo con lui. E adesso si accorgono che esistiamo, ci salutano, ammiccano. Sono bastati pochi minuti al “dio del calcio” Maradona per compiere un miracolo. Diego, a tavola, è uno spettacolo quasi quanto in campo: temperamento, simpatia, genialità in tutte le cose che fa. E ogni tanto, tra un piatto e l’altro, intona canzoni e ritornelli. Canta con passione: un po’ perché è sudamericano, un po’ perché è napoletano. Poi, poco prima dell’arrivo del gelato a forma di cuore con crema di cioccolato all’interno, ci concede un’intervista per ribadire la sua innocenza rispetto alle accuse di evasione fiscale.
Diego, la battaglia col Fisco italiano prosegue. Chi vincerà la partita?
“Si parla troppo di Maradona, lo Stato non deve perseguitare le persone. Né Maradona né altri. Ci sono tanti problemi di cui occuparsi, dai bambini che non hanno una casa alla gente che non mangia. Credo che parlare sempre di Maradona, ad un certo punto, stanchi le persone. Si stanno facendo una grande pubblicità con me ma io non sono un evasore. E lo stiamo dimostrando”.
Maradona è da sempre vicino alla gente che soffre ma non è contro l’Italia. Questo la gente lo sa bene
“Io non ho nulla contro lo Stato italiano, voglio solo difendermi. Fino a poco tempo fa, per tutti, ero un evasore. Oggi sento che la gente sta cambiando idea, sta capendo che Maradona non è un evasore perché, insieme con Angelo (l’avvocato Angelo Pisani, ndr) abbiamo dimostrato con i fatti che non siamo in torto ma che chi sta sbagliando sono loro (riferito ad Agenzia delle Entrate ed Equitalia, ndr)”.
Poi se tu ritornassi in Italia saresti un grande contribuente dello Stato italiano perché qui ci sono tante possibilità di lavoro per te
“Come lo sono sempre stato, tornerei ad esserlo. Mi piacerebbe ritornare in Italia come una persona normale. Ma sembra quasi che a qualcuno interessi di più che Maradona sia un evasore piuttosto che Maradona possa lavorare in Italia”.
Lavorare in Italia significherebbe lavorare col Napoli: sei pronto ad accettare la proposta di De Laurentiis di avere un ruolo in società, quale potrebbe essere diventare ambasciatore del Napoli
“Si, si (sorride) io posso parlare con De Laurentiis, non c’è nessun problema. Io amo Napoli. Adesso, sto lavorando a Dubai, mi trovo benissimo. Ma magari si può risolvere il mio problema, e a quel punto avrei piacere di tornare in Italia. Amo Napoli, mi manca”
Diego, a Napoli, il Pipita si ispira a te: vuole vincere prima il Mondiale con l’Argentina e poi lo scudetto col Napoli. Pensi possa farcela?
“Magari. El Pipa è una grandissima persona e un grande attaccante, suo padre giocava al calcio con me e ne capisce di calcio. Al Mondiale del 2010 abbiamo parlato moltissimo, per cui gli auguro davvero di realizzare il suo desiderio. Che vinca il Mondiale e poi lo scudetto col Napoli!”.
Grazie, Diego.
“Un saluto e un bacione a tutti i lettori di Vomero Magazine”.
Diego Armando Maradona con Alessandro Migliaccio
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