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Alimentazionerubriche
Home›rubriche›Alimentazione›La Sfogliatella

La Sfogliatella

By Redazione
15 Settembre 2017
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Certamente si saprà che il nome Fragalà è sconosciuto, ma non che egli è legato ad uno dei simboli inscindibili della tradizione napoletana, insieme alla pizza : la sfogliatella.

La famiglia Fragalà, il cui decano Cesare, per sbarcare il lunario, dettato da elementari bisogni di sopravvivenza per la sua numerosa famiglia, si industriava in modo artigianale, prima come ambulante, poi in una modesta bottega nel quartiere antico della città, ai Tribunali.

Egli elaborava con mediocri componenti dalle discutibili norme igieniche, pasticcini e biscotti poco appetitosi ma che, comunque, soddisfacevano in buona parte, l’atavica fame del popolino che con pochi soldi spegnevano il quotidiano bisogno. Questo agli inizi dell’800, quando l’attività, insieme ai suoi familiari, ebbe un crescendo di popolarità che, da quei quartieri miseri della città si trasferì nella zona bene di via Toledo acquistando fiducia e benevolenza anche presso il ceto nobile della metropoli, distinguendosi particolarmente nella produzione di specialità adatte alla celebrazione delle ricorrenti festività dell’anno, dai dolci natalizi, al Carnevale, alla Pasqua ed ai dolciumi settembrini. Matilde Serao, come altri illustri personaggi, apprezzarono questa gustosa attività tanto da celebrare con articoli, scritti, poesie e canzoni, sulla stampa cittadina, la bontà della pasticceria, specie quando essa si distinse per la particolare diffusione della “sfogliatella”, “riccia” e “frolla”, la prima, con fini scaglie croccanti, la frolla con spessa, morbida pasta nel ripienire ambedue di crema e semola con pezzetti di canditi.

Il successo fu così rilevante, tanto da assurgere a peculiare simbolo di napoletanità perfino tra la colonia straniera che ne diffuse la fama nei paesi di origine. Da allora è innalzata a termine di dolcezza qualora si voglia complimentare bontà e bellezza muliebre nel dire : “Sembri una sfogliatella!”.

Sorsero così diverse botteghe, sparse per la città, sempre affollate, spesso in difficoltà per le numerose richieste, particolarmente durante le feste canoniche ed anche per il rituale passeggio domenicale del dopo messa.

L’origine della sfogliatella può essere ascritta tra tutte quelle creazioni collocate fra storia e leggenda.

Alcuni propendono, dopo opportune ricerche, alla creazione da parte di religiose che nei vari monasteri, industriandosi negli elaborati gastronomici, creavano ricette “segrete”, prodotti dolciari come la pastiera, gli struffoli, i raffioli, le paste reali, il babà, così come pure la sfogliatella, gustati da persone a cui era consentito, anche se raramente e discretamente, fare visita alle monache, specie per quelle di nobili origini, dalle quali, con giustificata cautela e gelosia, venivano carpiti modi ed ingredienti delle succulenti ghiottonerie, da diffonderne così , al di fuori delle mura claustrali.

Celebre divenne zia Concetta Carotenuto, monaca del complesso di Santa Maria dello Splendore in via Pasquale Scura che diffuse la ricetta della pasta frolla, zia di Alfonso Mangione, poeta che elaborò la poesia : “E dolce d’’o Splendore”, proprio per magnificare la bontà della squisita golosità.

Altri studiosi favoriscono l’ipotesi che la ricetta della sfogliatella provenga dall’antico monastero di Santa Rosa presso Amalfi, da tempo immemore, realizzata da monacelle nobili, per il loro parentado, nominata appunto “Santa Rosa” per l’aggiunta di ciliegia o marmellata sulla pasta riccia e che con modifica semplificata fu chiamata “sfogliatella”.

La diffusione fu sorprendente, glorificata anche da Goethe e da Stendhal che già ad inizio ‘800 ne apprezzarono la bontà e quando tutti coloro che frequentavano il Teatro S.Carlo, metodicamente affollavano il modesto locale con previdente intraprendenza di un certo Pintauro che successe ai Fragalà, la cui eredità è rimasta misteriosamente ignota, ma che, tuttavia, è considerato peraltro, il vero diffusore ed elaboratore, stabilitosi in via Toledo, ove tutt’oggi è in loco.

La pasticceria è globalmente famosa con nome e garanzia di autenticità, e qualora si voglia fare complimenti si suol dire “sfogliatella”, come anche per l’affollarsi di qualsiasi attività commerciale : “Tene ‘a folla Pintauro!”, e pure :”Se fruscia Pintauro!” – vantarsi- rimasta nella vulgata del dizionario partenopeo.

di Mimmo Piscopo pittore

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